Nei giorni scorsi Yeman Crippa ha annunciato la sua partecipazione alla prossima maratona di Londra, la sua quarta, dove proverà a riconquistare il primato italiano soffiatogli a Valencia da Yohanes Chiappinelli a dicembre, ma con obiettivi ancora più alti. Non sarebbe la prima volta che Yeman riesce in imprese ritenute da molti impossibili e non vediamo l’ora di vederlo all’opera.
Come facciamo a sapere tutto questo? Semplice… qui di seguito trovate la video-intervista esclusiva che nei giorni scorsi abbiamo registrato con lui, dal Portogallo dove si trova in questo periodo, in occasione dell’annuncio del suo nuovo sponsor tecnico On, che lo accompagnerà nella rincorsa ai prossimi traguardi.
Insieme a Crippa abbiamo parlato di maratona, naturalmente, ma anche di scarpe, di allenamento, di tecnologia, di primati…
Yeman Crippa: l’intervista
Ciao Yeman, inizio con il chiederti come stai e come sta andando la tua preparazione…
Molto bene, sono in Portogallo e mi sto allenando dal 12 gennaio, quindi circa due settimane. Sto preparando la mezza maratona di Barcellona (che sarà il prossimo 16 febbraio, nda) e sta andando bene. Ho avuto un po’ di raffreddore prima di venire qua, ma niente di grave.
Primo appuntamento annuale alla mezza maratona di Barcellona, quindi. La utilizzerai come test preliminare per Londra?
Sì, ovviamente sono due gare diverse, ma è una tappa di passaggio per la maratona di Londra. L’obiettivo finale rimane comunque la maratona.
Partiamo da quello che ci siamo lasciati alle spalle. Il 2024 è iniziato con il record italiano alla maratona di Siviglia ed è proseguito con tante altre sfide importanti come la maratona alle Olimpiadi di Parigi. Come valuti quest’ultimo anno? Che voto ti daresti? Se potessi, cosa cambieresti di quanto successo?
È stato un anno bellissimo. A Siviglia ho fatto il record italiano in maratona e ho ottenuto il minimo per le Olimpiadi, ho fatto il record italiano nei 10km su strada alla gara degli atleti Adidas, gli Europei in casa a Roma erano un obiettivo importante e siamo riusciti a far bene con una doppia medaglia. L’Olimpiade non è andata come volevo, ma essendo una gara difficile con tante incognite sono comunque soddisfatto. Se poi aggiungiamo anche la medaglia d’argento agli Europei di cross non posso che essere soddisfatto di questa annata. L’Olimpiade avrebbe potuto essere la ciliegina sulla torta, ma se mi devo dare un voto, mi darei un 8,5.
Il 2025 parte con due grandi obiettivi e novità: la tua partecipazione all maratona di Londra e la nuova partnership con On. Partiamo da quest’ultima: cambierà qualcosa nella tua quotidianità o all’interno del tuo team? Il tuo allenatore sarà sempre Massimo Pegoretti?
Sono super eccitato ed emozionato per questa nuova collaborazione con On, un’azienda che sta crescendo molto negli ultimi anni. A livello di team, cambia poco. Rimarrò a Trento come base e continuerò ad allenarmi sia con il mio allenatore e con i miei compagni. In realtà, mi è stato proposto di entrare a fare parte di un nuovo progetto, spostandomi negli USA, ma poi, ragionandoci, ho preferito portare a termine prima quello iniziato due anni fa con Massimo. E in questo, On ha capito subito e mi ha assecondato. Al limite potrei sfruttare il Tuscany Camp di Siena nei periodi in cui a Trento magari fa un po’ più freddo o quando i miei compagni di allenamento hanno altri impegni. Ma, se devo scegliere, preferisco passare due o tre periodi all’anno in Kenya.
In Kenya ci sei stato ad ottobre…
Si. A parte questo periodo in cui sono venuto in Portogallo per trovare un po’ più di caldo, preferisco spostarmi in Kenya, dove posso sfruttare il lavoro di tanti compagni di allenamento molto forti per preparare la maratona al meglio. L’allenamento in altura non è una finalizzazione legata solo alla gara, ma è un progetto iniziati cinque o sei anni fa, con il mantenimento e l’abitudine a correre sopra i duemila metri. Quindi, spesso, anche se una gara non è vicina, mi sposto comunque per continuare questo percorso. La prossima volta sarà a marzo e ci passerò 40 giorni prima della gara.
Però quel periodo sarà proprio finalizzato per la maratona di Londra.
Sì, di solito faccio così, torno dieci giorni prima della gara per riabituarmi e per smaltire il viaggio, che comunque dura tredici ore. Non fosse così lungo, l’ideale sarebbe arrivare e gareggiare subito. Quindi preferisco tornare dieci giorni prima, ritrovare la mia routine e poi andare a Londra che ha il vantaggio, ad esempio rispetto a Tokyo, altra maratona a cui mi piacerebbe partecipare, come anche New York, di non avere fuso orario. Ci sarà tempo per provare tutto. Per ora preferisco rischiare il meno possibile.
Rispetto all’esperienza in maratona che hai avuto prima a Siviglia e poi alle Olimpiadi, cambierai qualcosa nella tua preparazione per Londra?
Di maratona in maratona sicuramente si cambia un po’ la preparazione, perché il fisico inizia ad abituarsi alle distanze e si possono aggiungere sempre più chilometri e intensità.

A Londra il primo obiettivo sarà riconquistare il primato italiano di maratona che ti ha soffiato il tuo amico Yohanes Chiappinelli?
In realtà, ho fatto tanti record italiani, ma non sono mai stati la mia priorità. A Londra non sarà tanto il crono la cosa importante, ma la sfida uomo contro uomo. Il mio obiettivo è quello di battere più avversari possibili. Preferisco correre in due ore e otto e arrivare terzo, piuttosto che farlo in due ore e quattro e piazzarmi venticinquesimo. A me piace la sfida e provare ad arrivare il più avanti possibile. Poi, sia io che Yoghi siamo consapevoli che in due ore e cinque, soprattutto in queste maratone, non si va da nessuna parte. Il mio obiettivo è arrivare a correre in 2 ore e 3 minuti e provare a sfidare gli atleti più forti al mondo.
A Londra ti troverai di fronte a un cast stellare, a partire da Tamirat Tola fino ad arrivare a Jacob Kiplimo al debutto e punteranno sicuramente al record del mondo: pensi che per te sarà un vantaggio o uno svantaggio?
Credo entrambe le cose. Il livello è talmente alto che potrei correre in due ore e quattro e arrivare dietro. Ma c’è anche la possibilità che, provando a correre al limite delle loro capacità, tanti atleti possano poi crollare con la possibilità di andarli a prendere tutti. In ogni caso, sarà una bellissima sfida, perché mi ritroverò di fronte ai migliori atleti del mondo, in una delle più belle maratone al mondo.
Tornando al tuo nuovo sponsor tecnico, hai già provato qualche modello di scarpe da corsa di On?
Sì, ho provato diversi modelli e mi sto trovando molto bene. La scarpa da gara che ho utilizzato di più è la Cloudboom (Strike, nda). In allenamento ho già provato anche la nuova versione delle Echo 4 e poi la Strike SL, il modello “a calzino” senza stringhe. Quest’ultima, al momento, la sto usando solo a camminare, perché mi devo abituare un po’ prima di provarla nelle ripetute. Visivamente, comunque, è quella che preferisco e, in teoria, è anche quella più performante. È solo una questione di utilizzarle, di correrci qualche allenamento e capire qual è la scarpa giusta per poter raggiungere i miei obiettivi.
I risultati cronometrici e i record degli ultimi anni sono sicuramente anche frutto della ricerca tecnologica legata alle scarpe da corsa. Tra voi atleti professionisti quanto può incidere nella vittoria finale o nel raggiungimento di un primato l’utilizzo di un modello di un brand rispetto a quello di un altro?
Partiamo dal presupposto che l’arrivo delle super scarpa in carbonio hanno rivoluzionato il mondo della corsa. Ci sono brand che le stanno sviluppando da dieci anni e altri che invece lo stanno facendo da meno e questo sicuramente incide nella qualità e nella prestazione della calzatura stessa. Per quanto riguarda il livello delle scarpe da gara di On, non vedo molte differenze rispetto a Nike o Adidas, anzi… trovo le Cloudboom decisamente più confortevoli e morbide e con una risposta maggiore rispetto ai modelli che ho utilizzato fino allo scorso anno. Non vedo l’ora di provarle in gara, ma sono sicuro che non mi deluderanno. Tornando alla domanda, si, secondo me la scarpa può fare la differenza.
Quando ci siamo visti l’ultima volta avevi parlato dell’amore per la maratona dato dalla sua imprevedibilità. Dopo l’esperienza di Parigi, è ancora così o hai iniziato ad apprezzare anche qualche altro aspetto?
La maratona è affascinante proprio perché non sai mai come andrà la gara. Puoi programmare nel dettaglio tutti gli allenamenti, tutto il percorso che devi fare, ma quel giorno è veramente tutto diverso. Prima e durante la gara rivivi e ripercorri tutto quello che hai fatto, è veramente un lungo viaggio. E proprio il fatto di non sapere cosa succederà, questa sorpresa, questa incognita è ciò che continuerà a fartela amare sempre. L’imprevedibilità è una cosa bella e, soprattutto, fa parte del gioco.