A chi non è mai capitato di trovarsi all’ultimo minuto con una voglia irrefrenabile di partecipare a una gara, magari dopo aver visto le foto di amici sui social o aver sentito parlare di un percorso spettacolare? In quei momenti, la prima domanda che sorge è: “Dove trovo un pettorale?”.
Allo stesso modo, quante volte un impegno improvviso, una riunione di lavoro spostata all’ultimo o, peggio ancora, una fastidiosa influenza hanno mandato all’aria i piani per il weekend? Ci si ritrova così con un pettorale già pagato e la necessità di cederlo. È una situazione comune, che accomuna migliaia di runner ogni domenica.
Fin qui, tutto sembra normale e lecito. Il mercato dei pettorali last minute è una realtà che vive di passione e di voglia di correre. Ma c’è un punto cruciale che spesso viene ignorato: le regole. Perché sì, scambiare o acquistare un pettorale è possibile, ma solo rispettando le norme stabilite dagli organizzatori e dalle federazioni. Infrangerle non è una semplice marachella: può trasformarsi in un problema serio, molto più pericoloso di quanto si possa immaginare.
Dietro quel numero stampato non c’è solo un accesso alla gara, ma un sistema di sicurezza, assicurazioni, certificazioni mediche e responsabilità legali. Ignorare queste implicazioni significa esporsi a rischi enormi, per sé e per gli altri. Ecco perché è fondamentale conoscere le regole e agire con consapevolezza.
Perché il pettorale di gara è così importante
Il pettorale non è un semplice accessorio, ma un documento identificativo. Come recita la Regola 143 del Regolamento Tecnico Internazionale: “I pettorali devono essere indossati come sono conformati, e non possono essere tagliati, piegati o nascosti in alcun modo. Essi debbono essere sistemati sul petto, con esclusione di ogni altra collocazione. Il pettorale deve essere sempre visibile”. Non si tratta di un dettaglio estetico: il numero consente agli organizzatori di riconoscere l’atleta, verificarne il tesseramento, la certificazione medica e garantire la corretta rilevazione dei tempi.
World Athletics ribadisce lo stesso principio: “Ogni atleta deve essere chiaramente identificabile durante la competizione. Il numero di gara è personale e non trasferibile”. In altre parole, quel numero è un passaporto sportivo. Alterarlo, nasconderlo o cederlo significa violare le regole che tutelano tutti i partecipanti.
Correre senza pettorale: una leggerezza che può costare cara
Molti runner sottovalutano le conseguenze di correre senza pettorale, pensando che sia una semplice scorciatoia per allenarsi su strade chiuse al traffico o, peggio, un gesto innocuo per accompagnare un amico lungo il percorso. In realtà, questa pratica è vietata e comporta rischi molto seri. Non si tratta solo di una questione di regole sportive, ma di sicurezza, responsabilità e rispetto per chi ha pagato per partecipare.
Chi corre senza numero approfitta di servizi che gli iscritti hanno regolarmente pagato: strade chiuse, ristori, assistenza medica, personale di sicurezza. Tutto questo ha un costo e garantisce che la gara si svolga in condizioni controllate. Correre senza pettorale significa usufruire di questi vantaggi senza averne diritto, ma soprattutto espone a un pericolo enorme: l’assenza di copertura assicurativa. Basta un infortunio, una caduta o un contatto accidentale con un altro atleta per trasformare una corsa spensierata in un problema legale serio, con conseguenze economiche e giudiziarie pesanti.
Il regolamento FIDAL non lascia spazio a interpretazioni: “La partecipazione alle gare è consentita solo agli atleti regolarmente iscritti e identificati. L’inosservanza comporta l’esclusione dall’ordine d’arrivo e ulteriori provvedimenti disciplinari”. Non è solo una questione di rispetto: è una garanzia per la sicurezza di tutti i partecipanti e per la corretta gestione dell’evento.
Falsificare il pettorale: il confine con il reato
Se correre senza pettorale è grave, falsificarlo è ancora peggio. Non stiamo parlando di una semplice scorrettezza sportiva, ma di un comportamento che sfiora il reato penale. Stampare un numero contraffatto o modificare quello originale equivale, a tutti gli effetti, a falsificare un documento d’identità. Il pettorale non è un gadget: è il certificato che lega un atleta alla gara, alla sua iscrizione, alla sua copertura assicurativa e alle sue responsabilità. Alterarlo significa ingannare l’organizzazione, gli altri concorrenti e il sistema di sicurezza che regola l’evento.. La FIDAL lo definisce “grave e non scusabile illecito disciplinare”.
Le conseguenze? Pesantissime. Chi viene scoperto rischia squalifiche pluriennali, che possono compromettere la carriera sportiva, anche a livello amatoriale. Ma non finisce qui: in caso di sinistri, le spese legali possono diventare ingenti. Pensiamo a cosa accadrebbe se un atleta con pettorale falso causasse un incidente: dimostrare la propria estraneità sarebbe complicato e costoso.
Correre con il pettorale di un altro: una frode sportiva
C’è chi lo fa per ingenuità, pensando di non causare alcun danno, e chi invece agisce con dolo, con l’obiettivo di ottenere un vantaggio competitivo. In entrambi i casi, il gesto è vietato e non può essere giustificato. Il primo scenario è quello del runner che, per non sprecare un’iscrizione già pagata, decide di cedere il proprio pettorale a un amico senza informare l’organizzazione. Il secondo, ben più grave, è quello di chi pianifica la sostituzione per migliorare la propria prestazione, magari per scalare una classifica o raggiungere un tempo utile per qualificarsi ad altre gare.
Anche se il servizio è stato pagato, la prestazione sportiva risulta falsata. Non si tratta solo di una questione di correttezza: correre con il pettorale di un altro significa alterare i risultati ufficiali, compromettere la validità delle classifiche e, soprattutto, ancora, esporsi a rischi enormi dal punto di vista assicurativo. In caso di incidente, infatti, la copertura non è valida, perché il numero è legato a un’identità precisa e certificata.
Il regolamento non lascia spazio a interpretazioni: “È illecito grave e non scusabile dare il proprio pettorale numerato ad altro atleta, anche se di sesso diverso”. Nei casi più gravi, quando la sostituzione è organizzata per ottenere un risultato migliore, si configura una vera e propria frode sportiva. Le conseguenze possono essere pesanti: squalifica per entrambi gli atleti coinvolti, annullamento dei risultati e ulteriori provvedimenti disciplinari che possono arrivare fino alla sospensione dalle competizioni.
Questa pratica, purtroppo, è ancora diffusa, soprattutto nelle gare amatoriali, dove molti pensano che “non essendo professionisti” si possa chiudere un occhio. Nulla di più sbagliato. Le regole valgono per tutti, perché tutelano la sicurezza, l’equità e la credibilità dello sport. Correre con il pettorale di un altro non è un favore innocente: è una violazione che danneggia l’intero sistema e mette a rischio la sicurezza delle competizioni.

