E’ una sensazione di vuoto quella che in queste ore pervade gli appassionati di corsa e amanti della maratona. Dopo la prematura e inattesa scomparsa di Kelvin Kiptum, che alla prossima maratona di Rotterdam aveva promesso di correre per la prima volta sotto le due ore in una gara ufficiale, tutte le speranze per nuovi record era tornata a ricadere su di lui, Eliud Kipchoge.
Kipchoge, 39 anni, è stato il simbolo di una nuova era della maratona, prescelto per essere il primo a correre sotto le due ore. E ci è riuscito, dopo due tentativi, con quel sorriso perenne e quel perfetto stile di corsa che lo ha sempre contraddistinto da chiunque altro. L’incarnazione stessa della maratona, tanto che nessuno avrebbe mai immaginato che qualcuno sarebbe riuscito a superarlo a breve termine. Ma che, col peso degli anni sulle spalle, si è anche trasformato da extraterrestre a umano, non arrendendosi e cercando di raggiungere sempre nuovi obiettivi, lottando prima con sé stesso che con gli altri.
Prima il primato mondiale sfuggito sotto i colpi del giovane Kelvin Kiptum, che sembrava non potesse arrestarsi davanti a niente e a nessuno. Lo avrebbe forse voluto sfidare in un duello faccia a faccia per la prima volta a Parigi, consegnandogli ufficialmente le chiavi della maratona che sarà, ma…
Poi i piccoli obiettivi che a poco a poco si sono dissolti, sotto i colpi incessanti degli anni che passano: prima la maratona di Londra (problema all’occhio), poi Boston (problema ad una gamba), ora Tokyo, passando per quel circuito di major che lo avrebbe voluto incoronare come il primo a dominarle, ma che difficilmente potrà farlo.
Ora tutti lo aspetteranno (e lo spingeranno) ancora a Parigi, dove in una gara tattica e forse meno veloce cercherà di realizzare quello che nessuno è mai riuscito, provando a conquistare quella terza medaglia olimpica in maratona che lo renderebbe davvero immortale.
La pesante eredità di Benson Kipruto
Ma tutto questo non deve certamente offuscare quello che Benson Kipruto è stato in grado di realizzare all’ombra di due stelle che hanno brillato sempre più di tutte.
Vincendo la maratona di Tokyo in 2h02’16”, il 32enne kenyano è diventato il quinto maratoneta di sempre nella storia della distanza regina. E dopo Boston (2021) e Chicago (2022) è arrivato alla conquista della sua terza major, abbassando addirittura il suo precedente personale (2h04’02” che gli era valso il secondo posto a Chicago lo scorso ottobre proprio alle spalle di Kiptum) di quasi due minuti. Una serie di risultati che avrebbero fatto sobbalzare sulla sedia qualsiasi appassionato, non fossimo stati abituati agli incredibili, e forse irraggiungibili (per ora), risultati di Kipchoge e Kiptum.
Kipruto alla maratona di Tokyo
Partiamo dal risultato: oltre a vincere Kipruto ha anche realizzato il nuovo record del percorso, strappandolo proprio a quel Kipchoge che già al ventesimo chilometro aveva dovuto arrendersi, dopo aver corso fino a quel momento su ritmi da primato mondiale, chiudendo poi al decimo posto (2h06’50”).
Da lì in poi è stata una battaglia a tre, con i connazionali Vincent Kipkemoi Ngetioch (secondo classificato alla maratona di Berlino dell’anno scorso) e Timothy Kiplagat (compagno di allenamento del compianto Kiptum) che ha preso la testa della corsa fino al 30mo chilometro. E quando Kipruto ha cambiato marcia a cinque chilometri dall’arrivo non c’è stata più battaglia. Secondo posto per Kiplagat (2h02’55”, pb migliorato di quasi un minuto), terzo per Kgetioch (2h04’18”).
Quarto posto per Sifan Hassan nella gara femminile
Delusione anche per l’etiope naturalizzata olandese Sifan Hassan che, dopo aver vinto all’esordio la maratona di Londra e successivamente quella di Chicago, si è dovuta arrendere sulle strade di Tokyo, riuscendo a raggiungere solo il quarto posto (2h18’55”).
La gara è stata dominata e vinta dall’etiope Sutume Asefa Kebede che in 2h15’55” (pb migliorato di quasi due minuti) ha anche realizzato il nuovo record femminile del percorso. Alle sue spalle Rosemary Wanjiru (2h16’14”) seconda e Amane Beriso (2h16’58”) terza.