In collaborazione con Compex
Tra le articolazioni più sollecitate durante la corsa, il ginocchio occupa senza dubbio un ruolo centrale. Per i podisti, soprattutto quelli che affrontano allenamenti intensi e ripetuti nel tempo, questa struttura rappresenta uno dei punti più delicati e vulnerabili. Non è un elemento isolato, ma il fulcro di una complessa catena biomeccanica che coinvolge il piede, l’anca e tutta la muscolatura dell’arto inferiore.
Ogni passo, ogni appoggio, ogni flessione ed estensione del ginocchio è il risultato di un equilibrio dinamico tra diverse componenti anatomiche. Quando questo sistema non funziona in modo armonico, il ginocchio diventa il vero “collo di bottiglia” della locomozione, il punto in cui si concentrano tensioni e squilibri che possono trasformarsi in problematiche dolorose e, nei casi più gravi, in infortuni.
Il motivo è semplice: la corsa è uno sport basato sulla ripetizione continua di un gesto tecnico. Migliaia di movimenti identici, eseguiti in sequenza, amplificano qualsiasi difetto di postura o di appoggio. Se la catena cinetica non è perfettamente allineata, il ginocchio paga il prezzo più alto. Non è raro che un’alterazione apparentemente minima – come una pronazione eccessiva del piede o una debolezza muscolare – si traduca in un sovraccarico articolare, con conseguenze che possono compromettere la performance e la salute dell’atleta.
Perché il ginocchio soffre?
Alla base di molte problematiche del ginocchio c’è una cinematica del movimento che non rispetta la fisiologia naturale dell’articolazione. Un esempio emblematico è l’intrarotazione del femore, spesso conseguenza di una pronazione eccessiva del piede. Questo piccolo squilibrio, apparentemente innocuo, modifica il normale scorrimento della rotula all’interno dei condili femorali, generando attriti e microabrasioni. Nel tempo, tali sollecitazioni possono evolvere in una progressiva usura della cartilagine femoro-rotulea, con ripercussioni importanti sulla salute articolare.
Il fenomeno si amplifica nel podismo, uno sport basato sulla ripetizione costante di un gesto tecnico. Ogni passo è un carico che si somma al precedente: migliaia di appoggi, chilometro dopo chilometro, trasformano un piccolo difetto biomeccanico in un problema strutturale. Non si parla solo di gare brevi: maratone e ultramaratone sottopongono il ginocchio a uno stress enorme, soprattutto quando il runner non dispone di una muscolatura adeguatamente allenata. Non è raro, infatti, osservare atleti capaci di correre per ore ma incapaci di eseguire correttamente uno squat con carichi minimi. Questo squilibrio è un segnale chiaro: la forza muscolare non è un optional, ma un elemento strutturale imprescindibile. Senza un adeguato lavoro di rinforzo, il corpo non è in grado di sostenere le sollecitazioni della corsa, e il ginocchio diventa il primo bersaglio di sovraccarichi e infiammazioni.

Il falso mito: “Basta correre per restare in forma”
Molti runner, soprattutto quelli che corrono da anni, sono convinti che la corsa sia di per sé sufficiente per mantenere il corpo in salute e prevenire infortuni. È un’idea radicata, ma profondamente sbagliata. Correre è un’attività straordinaria per il sistema cardiovascolare, per la resistenza e per il benessere generale, ma non basta a garantire la stabilità articolare e la forza muscolare necessarie a sostenere i carichi ripetuti della corsa. Anzi, paradossalmente, più si corre e più emergono i limiti strutturali del corpo. Con l’aumentare del chilometraggio e dell’intensità, il ginocchio diventa il primo campanello d’allarme: dolori, infiammazioni e microtraumi sono spesso la conseguenza di una muscolatura non adeguatamente preparata. Il gesto tecnico della corsa, ripetuto migliaia di volte, amplifica ogni squilibrio biomeccanico, trasformando una piccola debolezza in un problema serio.
Per questo motivo, il rinforzo muscolare non è un accessorio, ma una necessità. Allenare la forza significa costruire una base solida che protegge le articolazioni, migliora la stabilità e riduce il rischio di infortuni. Non serve diventare bodybuilder: bastano esercizi mirati per quadricipiti, glutei, bicipiti femorali e core, da eseguire in palestra o anche a casa con pochi attrezzi.

Le patologie più frequenti nel runner
Il ginocchio, per la sua complessità anatomica e il ruolo centrale nella corsa, è soggetto a una serie di disturbi che possono compromettere la performance e, nei casi più gravi, costringere allo stop forzato. Tra le problematiche più frequenti riscontrate nei runner troviamo:
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Tendinite del tendine rotuleo
Nota anche come “ginocchio del saltatore”, è un’infiammazione che colpisce il tendine situato sotto la rotula. Si manifesta con dolore nella parte anteriore del ginocchio, soprattutto durante la fase di spinta. -
Tendinite quadricipitale
Coinvolge il tendine del muscolo quadricipite, localizzato sopra la rotula. È tipica di chi affronta allenamenti intensi senza un adeguato rinforzo muscolare, causando dolore nella zona superiore del ginocchio. -
Artrosi femoro-rotulea
Una degenerazione della cartilagine tra femore e rotula, spesso conseguenza di sovraccarichi ripetuti e di una biomeccanica alterata. Provoca dolore, rigidità e, nei casi avanzati, limitazione del movimento. -
Infiammazione della bandeletta ileotibiale
Conosciuta come “sindrome della bandelletta”, è una delle patologie più comuni nei runner. Il dolore si localizza sul lato esterno del ginocchio e deriva dallo sfregamento della fascia ileotibiale contro il condilo femorale. -
Infiammazione del corpo di Hoffa (Fatpad)
Si tratta di un’infiammazione del tessuto adiposo situato dietro il tendine rotuleo. Spesso è legata a microtraumi ripetuti e provoca dolore anteriore, accentuato in flessione. -
Tendinite della zampa d’oca
Coinvolge i tendini di Sartorio, Gracile e Semitendinoso, muscoli che agiscono anche sull’anca. Il dolore si avverte nella parte interna del ginocchio e può essere associato a squilibri posturali.

Queste patologie, se trascurate, possono evolvere in forme croniche, rendendo più complesso il recupero. La prevenzione, come vedremo, è la chiave per ridurre il rischio di infortuni e continuare a correre in sicurezza.
Come si interviene?
Il trattamento della patologie legate al ginocchio si articola in due fasi:
1. Gestione del dolore e dell’infiammazione
Nella fase acuta, l’obiettivo è ridurre la sintomatologia per consentire il movimento. Tecniche fisioterapiche, terapie manuali e strumenti come l’elettrostimolazione con Compex (es. programma TENS) sono utili per alleviare il dolore, sia acuto che cronico. Il TENS non è curativo, ma migliora la qualità della vita e permette al fisioterapista di lavorare meglio sulla zona.
2. Rinforzo e riabilitazione
Una volta superata la fase dolorosa, si passa al potenziamento muscolare. Qui entrano in gioco esercizi mirati per quadricipiti, bicipiti femorali e flessori della gamba, spesso trascurati. L’elettrostimolazione con Compex può essere integrata con programmi specifici per recupero post-infortunio, forza e resistenza, a supporto del lavoro in palestra.

Prevenzione: il vero segreto
Il consiglio più importante per chi corre, soprattutto con l’avanzare dell’età, è semplice ma spesso ignorato: non trascurare la forza muscolare. Non si tratta di un aspetto secondario, né di un allenamento riservato agli atleti professionisti. La forza non serve solo per migliorare la velocità o la performance, ma è il vero pilastro che sostiene il gesto tecnico, protegge le articolazioni e riduce in modo significativo il rischio di infortuni.
Allenare la forza significa costruire una base solida su cui poggia ogni passo. Un corpo forte è in grado di assorbire meglio le sollecitazioni, mantenere la stabilità e affrontare carichi ripetuti senza andare incontro a squilibri biomeccanici. Gli strumenti per farlo sono alla portata di tutti: esercizi a corpo libero, circuiti funzionali, sedute in palestra e, quando possibile, l’integrazione con elettrostimolatori, che rappresentano un valido supporto per il recupero e il rinforzo muscolare.
Correre è salutare, ma non basta. La vera prevenzione passa attraverso un approccio completo che combini resistenza, forza e mobilità. Solo così il runner potrà continuare a correre nel tempo, senza trasformare la passione in un percorso costellato di infortuni.

