Nel panorama sempre più competitivo delle super shoes, Asics ha deciso di giocare una carta audace, quasi provocatoria. Con la Metaspeed Ray, il brand giapponese non propone semplicemente un’evoluzione tecnica, ma lancia una vera e propria dichiarazione d’intenti. Non si tratta di una scarpa pensata per tutti, ma di un prodotto estremo, che punta tutto su un concetto: la leggerezza assoluta. Con i suoi soli 131 grammi, la Metaspeed Ray si colloca tra le scarpe da corsa più leggere mai prodotte, sfidando apertamente le convenzioni su comfort, durata e struttura.
Ma una scarpa così leggera può davvero essere una compagna affidabile per chi corre? Per rispondere a questa domanda, abbiamo messo alla prova la Metaspeed Ray su strada, in diverse condizioni e su varie distanze. Il risultato è stato un’esperienza cruda, emozionante, senza compromessi. Una scarpa che non fa sconti, ma che sa premiare chi è disposto a capirla.
Battistrada: 7,5
Il primo impatto con la Metaspeed Ray si ha al momento dell’appoggio a terra. Il battistrada, realizzato in AsicsGrip, è volutamente ridotto all’essenziale. Il disegno richiama quello della Metaspeed Tokyo, ma in versione ancora più semplificata. La sensazione che si prova è quella di un contatto diretto con l’asfalto, quasi privo di mediazioni.
Eppure, nonostante l’apparente fragilità, il grip si è rivelato sorprendentemente efficace. Anche su superfici bagnate, la tenuta è stata impeccabile, garantendo sicurezza e stabilità. Un altro aspetto positivo è il consumo: dopo decine di chilometri, il battistrada ha mostrato segni di usura minimi. Persino la schiuma esposta, solitamente vulnerabile, ha resistito bene, segno di una qualità costruttiva elevata.

Intersuola: 8,5
È nell’intersuola che la Metaspeed Ray rivela la sua vera natura. Asics ha abbandonato le mescole multiple per adottare la nuova schiuma FF Leap, una soluzione che offre un mix di ammortizzazione generosa e reattività brillante. La sensazione è quella di una corsa fluida, con un rimbalzo costante che accompagna ogni passo.
La scelta più interessante è la piastra in carbonio a tre quarti. Diversamente dalle soluzioni full-length adottate da altri brand, questa configurazione sacrifica parte della spinta propulsiva in favore di una maggiore flessibilità e di un peso ridotto.
Il rocker, molto pronunciato, guida il piede in una transizione rapida, rendendo la scarpa particolarmente adatta a chi corre con appoggio di avampiede.
Peso: 10
Con i suoi 131 grammi, la Metaspeed Ray stabilisce un nuovo standard nel mondo delle super shoes. Per dare un’idea, è più leggera persino di alcune scarpe chiodate da pista, come la Nike Dragonfly. Prendendola in mano, si ha quasi l’impressione di tenere un foglio di carta. Indossandola, la sensazione è quella di correre scalzi, ma con un supporto tecnico sotto il piede.

Questo aspetto non è solo una curiosità tecnica, ma ha un impatto reale sulla performance. Quando la fatica si fa sentire, avere ai piedi una scarpa così leggera può fare la differenza, sia dal punto di vista fisico che mentale. Asics ha centrato in pieno il suo obiettivo: offrire una scarpa che sembri quasi non esistere.
Tomaia: 6,5
La tomaia della Metaspeed Ray è realizzata in tessuto Matrix, un materiale ultraleggero e traspirante che aderisce al piede come una seconda pelle. La ventilazione è eccellente, e la sensazione iniziale è quella di un comfort avvolgente.
Tuttavia, questa ricerca ossessiva della leggerezza ha un prezzo. Il tessuto è talmente sottile da risultare semi-trasparente, e si mostra vulnerabile a strappi e sollecitazioni. Basta un urto contro un sasso o una tensione eccessiva durante l’allacciatura per rischiare di danneggiarlo. È una tomaia pensata per la performance, non per la resistenza.
Upper: 6
La costruzione generale dell’upper è l’apoteosi del minimalismo. La linguetta è un velo leggerissimo in tessuto simil velluto, il tallone è privo di conchiglia rigida, e l’allacciatura si affida a lacci sottilissimi. Il risultato è una calzata precisa, ma priva di contenimento.

Il piede non è guidato, ma semplicemente avvolto. Questo design richiede una muscolatura del piede e della caviglia molto allenata, capace di compensare l’instabilità, che si fa sentire soprattutto in curva. È una scarpa che non perdona, e che chiede molto a chi la indossa.
Comfort: 6,5
Il comfort della Metaspeed Ray è un’esperienza a due facce. Nei primi chilometri, la morbidezza della schiuma FF Leap e la tomaia ultra-flessibile regalano una sensazione di corsa in “pantofola”. È un impatto iniziale da dieci e lode.
Ma questa sensazione svanisce con il passare dei chilometri. La mancanza di struttura e di stabilità laterale si fa sentire, e il piede è costretto a lavorare costantemente per mantenere l’equilibrio. Su distanze lunghe, polpacci e caviglie vengono messi a dura prova. È un comfort che non dura, e che richiede una muscolatura reattiva per essere gestito.

Ritorno di energia: 8
La Metaspeed Ray offre un ritorno energetico costante ed efficiente. La combinazione tra la schiuma FF Leap e il rocker pronunciato accompagna la rullata dell’avampiede in modo naturale, sostenendo il ritmo senza dispersioni.
Tuttavia, non aspettatevi l’effetto “catapulta” tipico delle scarpe con piastra full-length. La spinta non è esplosiva, ma continua. Qui l’energia la mette l’atleta, e la scarpa si limita a non ostacolarla. È una filosofia diversa, più “onesta”, che privilegia il controllo sulla propulsione.
Durata massima stimata: 6
Se il battistrada sorprende per la sua resistenza, è l’intersuola a destare qualche perplessità. Dopo appena 50 km, la schiuma FF Leap mostra segni di schiacciamento, perdendo parte della sua morbidezza e reattività. La durata stimata per prestazioni di picco si aggira tra i 200 e i 250 km, un valore decisamente basso per una scarpa di questa fascia.

È una scarpa pensata per il giorno della gara, non per l’allenamento quotidiano. Un prodotto da usare con parsimonia, per occasioni speciali.
Rapporto qualità/prezzo: 5
Con un prezzo di listino di 300 euro, la Metaspeed Ray si colloca tra le scarpe più costose sul mercato (guarda qui le migliori offerte). A questa cifra, non si acquista solo tecnologia e leggerezza, ma si accetta consapevolmente una durata limitata. È un investimento sulle prestazioni, non sulla longevità. Per molti, sarà un lusso ingiustificabile. Per altri, un’arma segreta da sfoderare nei momenti decisivi.
Voto finale: 7,1
La Asics Metaspeed Ray non è una scarpa pensata per tutti. È una scelta precisa, una presa di posizione netta nel panorama delle super shoes. Asics ha voluto creare un prodotto estremo, che mette al centro la leggerezza come valore assoluto, rinunciando consapevolmente a compromessi su altri fronti. Non cerca di nascondere i suoi limiti, anzi li espone con fierezza, come parte integrante della sua identità.
Per chi è pensata
È una scarpa pensata per chi ha un appoggio naturale sull’avampiede, una muscolatura reattiva e la disponibilità economica per investire in un prodotto che privilegia la prestazione pura rispetto alla durata. È ideale per chi cerca un contatto diretto e crudo con l’asfalto, per chi vuole il massimo dell’efficienza senza affidarsi alla spinta artificiale di una piastra a tutta lunghezza.
Per chi non è adatta
Al contrario, non è adatta a chi corre di tallone, a chi ha bisogno di stabilità, di comfort sulle lunghe distanze, di un ritorno energetico esplosivo o di una scarpa che duri nel tempo. In questi casi, esistono alternative più versatili e gratificanti, capaci di offrire un’esperienza di corsa più equilibrata e meno esigente.
La Metaspeed Ray è uno strumento tecnico, puro, leggero ed emozionante. Ma come ogni strumento estremo, richiede rispetto, preparazione e consapevolezza. Per chi sa interpretarla, può trasformarsi in una delle esperienze più intense e autentiche che il running moderno sia in grado di offrire. Sapendo che, però, probabilmente, avrà una vita breve.

