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Home » Hoka Talk: la doppia intervista a Pietro Arese e Giovanna Selva
Atleti

Hoka Talk: la doppia intervista a Pietro Arese e Giovanna Selva

Dario MarchiniBy Dario Marchini29 Marzo 2024
giovanna selva pietro arese intervista hoka
Giovanna Selva e Pietro Arese
Riassumi con ChatGPT

Stramilano, con i suoi record, è passata già da qualche giorno. E anche grazie al suo sponsor tecnico, Hoka, le settimane prima dell’evento sono state dense di appuntamenti in preparazione e acclimatamento verso la gara, ma anche occasione per incontrare atleti e giovani promesse azzurre. Da qui nasce questa doppia video-intervista con Pietro Arese e Giovanna Selva, che ci hanno concesso un po’ del loro tempo per una chiacchierata per conoscerli un po’ più da vicino e in vista degli appuntamenti importanti di questo 2024 con i Campionati Europei di Atletica di Roma e le Olimpiadi di Parigi.

Pietro Arese e l’obiettivo olimpico

Pietro Arese, 24 anni, non ha certo bisogno di presentazioni. Mezzofondista, portacolori delle Fiamme Gialle, è il fresco detentore del record indoor dei 3000 metri con 7’38″42. Lo scorso anno ha anche realizzato il primato indoor del miglio (3’55″71) e ai Campionati Mondiali di Budapest ha corso la seconda prestazione italiana nei 1500m in 3’33″11.

Come è nata la tua passione per la corsa?
“È stata una cosa abbastanza graduale in realtà. Da bambino ho iniziato correndo le classiche gare di paese e vedendo il marito di mia mamma correre la maratona a Torino avevo provato la junior marathon di un chilometro. Ancora non facevo atletica, prendevo la corsa come veniva e la domenica andavo a fare qualche garetta in giro. Poi nel 2014, dieci anni fa, ho iniziato a prendere le cose un po’ più seriamente. Mi sono tesserato alla Fidal e mi hanno subito indirizzato al mezzofondo, anche se in realtà a me piaceva fare anche altro, il salto in lungo ad esempio”.

Poi come è cresciuto il Pietro Arese che oggi conosciamo?
“Era inizio anno, per cui ho iniziato subito con le campestri. Ho partecipato subito al Campionato Italiano under 16 e mi sono piazzato cinquantunesimo: ero un ragazzino nella media che faceva atletica per passione e divertimento. Stop. Poi, piano piano, ho iniziato ad allenarmi di più e i risultati hanno cominciato a migliorare e mi sono reso conto di poter fare di più. Così ho iniziato anche a specializzarmi, prima nelle siepi (da allievo), poi nel 1500m (da juniores). E i risultati che sono arrivati, diciamo che hanno dato ragione alla mia scelta”.

La tua distanza preferita sono i 1500m, però corri anche i 3000m…
“Si, corro anche i 3000m. In realtà una volta ho anche fatto una mezza maratona: 1 ore a 9 minuti senza scarpe in carbonio, tengo a precisarlo! – ride -. Secondo me più un atleta riesce ad essere polivalente, più riesce poi ad esprimersi al meglio sulla sua distanza. Nel mio caso, ad esempio, correre gli 800m a una velocità molto più alta rispetto alla mia comfort zone, o correre una campestre di 10km che allena la fatica prolungata, diventano poi un aiuto per dare il meglio e andare ancora più forte sia sui 1500m che sui 3000m”.

Pietro Arese durante l’intervista

E proprio nei 3000m hai realizzato il primato italiano indoor, battendo un record che durava da 27 anni, di Genny Di Napoli. A distanza di pochi giorni da quello dei 1500m, sempre indoor, che incredibilmente è durato solo qualche ora…
“Esatto, tre volte. Una volta da Federico Riva e due da Ossama Meslek che se l’è ripreso. Sì, alla fine l’ho fatto sui 3000m. Dopo che in due mi hanno superato sui 1500m ho detto: ‘Ci provo’ e alla fine è andata. I 3000m sono due volte i 1500m che, per un mezzofondista veloce come me, non sono una cosa semplice. Però arrivando da tanto volume e meno velocità fatto in inverno, poteva essere il momento giusto per provarci. Dopotutto avendo anche corso qualche campestre già in ottobre e novembre, l’attitudine alla sofferenza prolungata già me l’ero costruita…”.  

Passata la stagione dei cross e finita anche quella dell’indoor, è ora di pensare ai Campionati Europei di Atletica che si correranno a Roma e ai Giochi Olimpici di Parigi…
“Si, arriverà il momento di giocarsi tutto con i 1500m. Non ci saranno i 3000m, ma le siepi, che il mio allenatore Silvano Danzi adora, ma che per ora non approcceremo. Ci penseremo dopo le Olimpiadi”.

Tu sembri timido, ma in gara sei uno che ama attaccare. Come affronterai i prossimi appuntamenti?
“Le prime gare saranno dei meeting e ci saranno le lepri: ci si mette dietro e si pensa solo a correre il più forte possibile. Le gare dei Campionati Europei e delle Olimpiadi sono invece molto più complesse e dipenderanno molto dalla tattica di chi ci sarà in gara: potranno essere lente e con sprint finali velocissimi o tirate fin dall’inizio. Poi dipenderà un po’ anche dalla mia condizione. Sarà una sorpresa”.

Il tuo obiettivo qual è?
“Sull’Europeo mi sono già sbilanciato un po’ di volte: l’obiettivo è la medaglia. Due anni fa a Monaco sono arrivato quarto a pochi centesimi dal podio, quindi è ottimistico, ma realistico, pensare di fare meglio. Così come è ottimistico e realistico parlare di finale olimpica, visto che anche lo scorso anno ai mondiali di Budapest non mi sono qualificato per pochi centesimi”.

Che scarpe utilizzi quando ti alleni?
“Per la uscite più tranquille, quando ho voglia di correre e non pensare a niente, le Hoka Clifton e ogni tanto, ma molto raramente, le Bondi. Mentre per le sedute un po’ più veloci, sempre non in pista, spesso scelgo le Mach X, che sono una buona via di mezzo, che aiuta a spingere, tra una scarpa con piastra in carbonio racing vera e propria, ma che in allenamento preferisco non usare, e modelli un po’ meno performanti come le Mach 6 appena sucite”.  

Un’ultima domanda: il tuo sogno nel cassetto qual è?
“In realtà è quello che abbiamo detto prima: vincere una medaglia a Roma agli Europei e poi fare del mio meglio alle Olimpiadi. I Giochi Olimpici sono l’evento sportivo più importante al mondo e sono il sogno di qualunque atleta. Quando sarà tutto finito, spero di potermi coricare nel mio letto e sognare tutte le notti quello che ho passato in quei giorni”.

Giovanna Selva e Pietro Arese durante il talk di Hoka

I sogni negli occhi di Giovanna Selva

Giovanna Selva, 23 anni, portacolori dei Carabinieri, prima di scoprire la corsa su strada e in pista, saliva e scendeva dai sentieri di montagna, con gli sci ai piedi ma anche senza. Nel 2019 ha conquistato la medaglia d’oro a squadre ai Campionati Mondiali Juniores di Corsa in Montagna, mentre nel 2021 ha vinto il titolo europeo a squadre under 23 di corsa campestre, raggiungendo anche il 4° posto assoluto in Italia.

Arrivi da una famiglia di sportivi: tua mamma era una campionessa dello sci di fondo e insieme ai tuoi fratelli avete sempre fatto sport. Come è nata la tua passione per la corsa?
“Si, ho due fratelli, tutti e tre siamo nati nel giro di quattro anni, per cui siamo molto vicini come età. Nostra mamma ci ha subito avvicinato allo sport all’aria aperta: d’inverno si andava a fare sci di fondo come faceva lei e d’estate andavamo a correre, perché era l’attività più semplice da praticare tutti insieme. Ma dato che purtroppo la neve in Val Vigezzo è iniziata a scarseggiare anche d’inverno, ci siamo dovuti attrezzare in altri modi. Così è nata l’idea di dedicarci alla corsa tutto l’anno. Inizialmente era solo corsa in montagna, poi quando ho conosciuto il mio allenatore, Severino Bernardini, ho iniziato ad avvicinarmi sia alla strada che alla pista. Da lì in poi è scoppiato il mio amore per l’atletica vera e propria”.

Adesso gareggi principalmente su 5000 e i 10.000m, in pista e su strada. Che tipologia di allenamento prediligi?
“Generalmente faccio un paio di allenamenti specifici a settimana: uno più corto e un po’ più spinto in pista il mercoledì per la parte di velocità, e uno più lungo e con ritmi intorno al medio nel weekend per sviluppare la parte aerobica”.

Quali modelli di scarpe preferisci utilizzare durante le tue uscite?
“Se voglio spingere un po’ di più in pista uso le chiodate, le Hoka Cielo X2 LD, con piastra in carbonio, che sono studiate appositamente per le lunghe distanze, dai 1500m fino ai 10.000m. E anche quando corro su strada mi piace usare modelli con il carbonio che mi aiutano a spingere. In realtà, poi, per quegli allenamenti in cui non voglio spingere troppo uso spesso le Hoka Cielo Road, un modello un po’ più tranquillo, con una piastra in Peba meno aggressiva, di cui mi sono davvero innamorata”.

Sei conosciuta come un’atleta molto concentrata sulla sua carriera. Ma cos’altro ti piace fare?
“Io studio medicina, quindi parte del mio tempo va ovviamente allo studio e ai tirocini e piace un sacco passare il tempo all’ospedale come assistente medico. Poi adoro cucinare, soprattutto i dolci, mi piace sperimentare. Mi vengono molto bene le meringhe, anche sono semplici. A casa ne faccio sempre quattro teglie per volta e nel giro di un giorno sono già finite”.

Giovanna Selva

Torniamo alla tua attività. Il 2023 è terminato con un quarto posto alla BoClassic e il 2024 è iniziato con un terzo posto al Campaccio. Cosa ti aspetti da quest’anno?
“Si il Campaccio è stata una gara bellissima. L’obiettivo stagionale è migliorare soprattutto nelle gare in pista, dai 1500m ai 10.000m, dove vorrei davvero riuscire a migliorare il mio personale. Finalmente, penso di aver trovato la tranquillità giusta per poterlo fare”.

Davanti a te hai un atleta come Nadia Battocletti. Che rapporto avete? La vedi come un esempio o più come un’avversaria da battere?
“No no, ho un bel rapporto con Nadia, assolutamente. È davvero un bell’esempio, devo dire, perché lei è un’atleta poliedrica, riesce a correre bene tutte le distanze e tutti i tipi di gara, dalla pista alla strada al cross, una cosa a cui aspiro anch’io. Ovviamente è a un livello un po’ più alto e quindi provare ad avvicinarla, ad esempio nelle corse campestri, per me è uno stimolo e un segno di miglioramento.  Quindi la uso un po’ come punto di riferimento”.

E un pensiero ai prossimi Campionati Europei di Roma, l’hai fatto?
“Come dicevo prima, l’obiettivo primario è quello di migliorare i tempi in pista, cosa che poi mi permetterebbe anche un’entrata a livello europeo. Quindi, sì, le due cose vanno di pari passo”.

Un’ultima domanda, che abbiamo fatto anche Pietro, e chiediamo anche a te: il tuo sogno nel cassetto?
“Oddio. Non lo so… ovviamente il sogno di ogni atleta è quello di correre alle Olimpiadi. Non sarà quest’anno, ma magari in futuro…”

giovanna selva Hoka intervista pietro arese
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“Designer per vocazione. Giornalista per scelta. Runner per passione”. Così amo riassumere la mia carriera professionale. Laureato in Design al Politecnico di Milano, ho iniziato a raccontare la mia passione per la corsa nel 2008 con il blog Corro Ergo Sum. Giornalista dal 2015, per undici anni ho lavorato nella redazione di Runner’s World Italia. Ho anche collaborato con diverse realtà nell’ambito dell’organizzazione di eventi podistici nazionali e internazionali come Milano Marathon, Abu Dhabi Marathon, Ras al Khaimah Half Marathon, DeeJay Ten, oltre ad essere stato per quattro anni Direttore Sportivo della Wings for Life World Run. Sono Presidente dell’Associazione Sportiva Corro Ergo Sum Runners e Tecnico Istruttore Fidal - Misure: altezza 177cm, peso 66kg, scarpe US10,5/EU44,5/28,5cm. Velocità riferimento su 10K: 3'40" al km.

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