Heather Cerney, ex atleta della Berkeley University, ha citato in giudizio Nike presso la Corte Federale della California, sostenendo che le Alphafly Next% 2, super scarpe da gara da lei regolarmente acquistate per circa 300 dollari, abbiano causato una frattura al sesamoide del piede sinistro. L’infortunio, avvenuto dopo la partecipazione al San Francisco Turkey Trot nel novembre 2023, gara in cui aveva anche vinto la categoria, ha richiesto un intervento chirurgico e ha lasciato Cerney con una disabilità parziale permanente, compromettendo la sua vita quotidiana, lavorativa e la carriera sportiva. La causa, depositata il 17 novembre 2025, accusa Nike di negligenza, mancata segnalazione dei rischi e violazione delle garanzie di prodotto.
Secondo la denuncia, la geometria della piastra in fibra di carbonio integrata nell’Alphafly Next% 2 eserciterebbe pressioni anomale sulle ossa dell’avampiede, aumentando il rischio di fratture da stress e che Nike non abbia avvertito i corridori dei rischi. Cerney cita uno studio, “Bone Stress Injuries in Runners Using Carbon Fiber Plate Footwear”, pubblicato su Sports Medicine nel 2023, che evidenzia lesioni al navicolare in atleti che utilizzano scarpe con piastra in carbonio: un segnale d’allarme che, secondo i ricercatori, necessita di ulteriori studi, soprattutto ora che queste calzature sono diventate lo standard nelle gare su strada.
Al momento, Nike non ha rilasciato commenti ufficiali, ma è probabile che la difesa punti a contestare il nesso causale tra scarpa e infortunio, richiamando studi che dimostrano benefici prestazionali senza un aumento statisticamente significativo degli infortuni. Tuttavia, diversi esperti, come i risultati della ricerca citata, sottolineano come la rigidità della piastra e l’altezza della suola possano alterare la biomeccanica del piede, spostando lo stress su ossa e tendini e favorendo fratture, tendiniti e instabilità.
Le super scarpe: rivoluzione o rischio?
Negli ultimi anni le cosiddette super scarpe hanno cambiato radicalmente il panorama della corsa su strada. Modelli come le Nike Alphafly Next% 2 sono progettati per massimizzare il ritorno di energia grazie a una combinazione di elementi innovativi: schiume ultraleggere e reattive, piastre in fibra di carbonio e geometrie aggressive che favoriscono la propulsione. Il risultato è evidente, con queste calzature sono ormai diventate le protagoniste nelle principali maratone internazionali insieme a chi ne sfrutta i benefici.
Chi le indossa percepisce subito la differenza. La rigidità della piastra e l’altezza della suola alterano la biomeccanica naturale del piede, spostando il carico su ossa e tendini che non sempre sono pronti a sopportare tali sollecitazioni. Non si tratta di scarpe “universali”: i modelli più estremi sono pensati per runner evoluti, da utilizzare con cautela e preferibilmente in gara.
La corsa verso la performance a volte rischia di superare la prudenza. I critici parlano di “doping tecnologico”, mentre i sostenitori le considerano una naturale evoluzione del running. La verità, probabilmente, sta nel mezzo.
La vicenda di Heather Cerney, che ha citato Nike in giudizio sostenendo di aver subito una frattura a causa delle Alphafly Next% 2, potrebbe segnare un momento importante nell’evoluzione delle scarpe da corsa. Se il tribunale dovesse riconoscere la responsabilità del brand, si aprirebbe la strada a nuove regole e a ricerche più approfondite sull’impatto delle scarpe con piastra in carbonio. Un tema che, al di là delle prestazioni, chiama in causa la sicurezza degli atleti e il futuro stesso della corsa.

