Nel mondo della corsa, la potenza è un concetto che per lungo tempo è rimasto ai margini dell’attenzione, relegato solo al ciclismo, sport in cui da anni rappresenta un parametro fondamentale per l’analisi della performance. Ma, ultimamente, anche nel running si è iniziato a parlare con sempre maggiore insistenza di watt, grazie all’evoluzione tecnologica degli strumenti di misurazione e alla crescente consapevolezza sia tra gli atleti che tra gli allenatori. La potenza, intesa come quantità di lavoro svolto in un determinato intervallo di tempo, offre una chiave di lettura oggettiva e immediata dello sforzo fisico, superando i limiti di parametri più tradizionali come la frequenza cardiaca o il ritmo al chilometro.
L’interesse per la potenza nel running è cresciuto con l’introduzione di dispositivi come Stryd, un footpod in grado di stimare la potenza generata durante la corsa. A differenza della frequenza cardiaca, che risponde con un certo ritardo agli stimoli e può essere influenzata da fattori esterni come la temperatura, lo stress o l’idratazione, la potenza fornisce un dato istantaneo, preciso e replicabile, almeno in condizioni controllate. Questo ha aperto nuove prospettive per l’allenamento, la singola performance e l’analisi della tecnica di corsa.
La potenza nella corsa
Nel ciclismo, la potenza è da tempo il parametro di riferimento per eccellenza. La sua misurazione è relativamente semplice, poiché si basa su due variabili principali: la forza applicata sui pedali e la cadenza della pedalata. Il gesto tecnico è ripetitivo, simmetrico e facilmente standardizzabile, il che rende la potenza un indicatore estremamente affidabile. I ciclisti professionisti e amatori utilizzano i watt per impostare le proprie zone di allenamento, monitorare i progressi e gestire lo sforzo durante le gare. La potenza ha permesso di superare i limiti della frequenza cardiaca, offrendo una misura oggettiva dello sforzo indipendente dalle condizioni ambientali o dallo stato psicofisico dell’atleta.
Nella corsa, tuttavia, la situazione è più complessa. Il gesto tecnico della corsa è molto meno ripetitivo rispetto alla pedalata. Ogni passo è leggermente diverso dal precedente, influenzato da fattori come la lunghezza, la cadenza, il tempo di contatto con il suolo, l’oscillazione verticale e il bilanciamento. Anche correndo sul tapis roulant, in condizioni teoricamente ideali, è difficile riprodurre esattamente lo stesso movimento. Questo rende la misurazione della potenza nella corsa più complicata e meno diretta rispetto al ciclismo.
Cos’è la potenza e come sfruttarla
Nonostante queste difficoltà, la potenza nel running ha trovato un suo perché grazie all’uso di algoritmi avanzati e sensori sempre più precisi. Dispositivi come Stryd, ma anche gli sportwatch di ultima generazione di Garmin, Polar e Coros, sono in grado di stimare la potenza basandosi su una combinazione di dati provenienti da accelerometri, giroscopi, barometri e GPS. Il risultato è un valore espresso in watt che rappresenta lo sforzo istantaneo dell’atleta. Sebbene non si tratti di una misurazione diretta come nel ciclismo, la potenza stimata può comunque offrire indicazioni preziose, soprattutto se utilizzata con consapevolezza.
Uno degli aspetti più interessanti della potenza nel running è la sua capacità di fornire un riferimento stabile anche in condizioni variabili. Quando si corre su un percorso pianeggiante, in assenza di vento e su una superficie regolare, è facile correlare la potenza al ritmo e alla frequenza cardiaca. Ma è quando le condizioni cambiano che la potenza mostra il suo vero valore. In salita, ad esempio, il ritmo cala inevitabilmente, ma la potenza può rimanere costante, indicando che lo sforzo è lo stesso. Lo stesso vale per il vento contrario, il terreno sconnesso o le alte temperature. In tutte queste situazioni, la potenza permette di mantenere uno sforzo costante, evitando di andare fuori giri o di sottovalutare la fatica.
Potenza e trail running
Un altro ambito in cui la potenza si rivela particolarmente utile è il trail running. In montagna, dove il dislivello, il fondo irregolare e le variazioni di pendenza rendono impossibile mantenere un ritmo costante, la potenza diventa un parametro chiave per gestire lo sforzo. Monitorando i watt, il runner può adattare la propria velocità alle condizioni del terreno, mantenendo un’intensità costante e ottimizzando l’uso delle energie. Questo approccio è particolarmente efficace nelle gare lunghe, dove la gestione dello sforzo è fondamentale per arrivare in fondo senza crollare.
La potenza per migliorare la tecnica di corsa
Ma la potenza non è solo uno strumento per l’allenamento e la gara. È anche un indicatore prezioso per analizzare e migliorare la tecnica di corsa. A parità di velocità, un runner con una tecnica più efficiente consuma meno energia e, quindi, genera meno potenza. Riducendo l’oscillazione verticale, migliorando la postura, aumentando la cadenza e ottimizzando l’appoggio del piede, è possibile correre più velocemente con meno sforzo. Monitorando la potenza e confrontandola con altri parametri come la lunghezza del passo o il tempo di contatto con il suolo, è possibile individuare le aree di miglioramento e lavorare in modo mirato sulla tecnica.
Potenza si. Potenza no.
Discussioni sull’utilità della potenza nel running sono sempre attuali. Alcuni esperti la considerano un parametro troppo instabile e difficile da interpretare, soprattutto in assenza di standard condivisi e di validazioni scientifiche solide. Altri, invece, ne riconoscono il potenziale, soprattutto se utilizzata in combinazione con altri dati e con un approccio critico. La verità, come spesso accade, sta probabilmente nel mezzo. La potenza non è la panacea di tutti i mali, ma può essere uno strumento molto utile se inserito in un contesto più ampio di analisi e consapevolezza.
L’interesse per la potenza nel running è cresciuto anche grazie all’integrazione di questo parametro nei principali sportwatch. Garmin, ad esempio, ha introdotto la misurazione della potenza tramite accessori come il Running Dynamics Pod o le fasce cardio HRM-Pro e HRM-Run. Polar ha incluso la potenza direttamente nei suoi modelli Vantage e Grit X, mentre Coros ha sviluppato un algoritmo proprietario per stimarla senza bisogno di sensori esterni. Questa diffusione ha reso la potenza accessibile a un numero sempre maggiore di runner, contribuendo a diffondere la cultura del dato e dell’allenamento basato su metriche oggettive.
Con l’evoluzione della tecnologia, è probabile che i dispositivi per misurarla diventino sempre più precisi. L’intelligenza artificiale e il machine learning potrebbero giocare un ruolo chiave nell’interpretazione dei dati, offrendo analisi personalizzate e suggerimenti in tempo reale. Allo stesso tempo, anche la ricerca scientifica potrebbe incidere notevolmente, validando i modelli di calcolo e definendo standard condivisi per rendere la potenza un parametro universalmente riconosciuto e utilizzabile.
La potenza, quindi, rappresenta sicuramente una nuova frontiera per la corsa. Un parametro che, sebbene ancora in fase di sviluppo, ha già dimostrato di poter offrire un valore aggiunto significativo. Non si tratta di sostituire i metodi tradizionali, ma di integrarli con uno strumento in più, capace di fornire una visione più completa e oggettiva dello sforzo. Per i runner che vogliono migliorare, gestire meglio le proprie energie e affinare la tecnica, la potenza può diventare un alleato prezioso. Come sempre, la chiave sta nella conoscenza e nella capacità di interpretare i dati con intelligenza e nel modo corretto.

