In un pomeriggio d’estate, su un campo sportivo della periferia milanese, prende forma una sfida che ha il sapore dell’impresa (personale). Non si tratta di raggiungere nuovi record mondiali o medaglie olimpiche, ma di qualcosa di più intimo e autentico: il desiderio di superare i propri limiti. È la storia di Antonio Giuliano, classe 1999, e del suo primo vero approccio alla corsa, quella fatta di fatica e programmazione. Accanto a lui, un amico e mentore, il nostro Andrea Soffientini, per questa volta nei panni del coach, pronto a guidarlo verso un obiettivo ambizioso: completare la Royal Parks Half Marathon di Londra, il prossimo 12 ottobre, sotto le due ore.
Un traguardo che per molti runner amatori può sembrare un risultato semplice e scontato, ma che per Antonio rappresenta una vera e propria rivoluzione. “Non ho mai corso una gara vera – racconta con un sorriso -. Ho sempre corso per conto mio, senza obiettivi, senza cronometro. Questa sarà davvero la mia prima vera sfida”.
Antonio non è nuovo allo sport. Fin da bambino ha praticato diverse discipline: nuoto, pallanuoto, basket, calcio. “Sono sempre stato un tipo molto attivo – dice -. Lo sport ha sempre fatto parte della mia vita, anche se in modo disordinato.” Poi, come spesso accade, la vita ha preso altre direzioni. Gli impegni, le difficoltà, le distrazioni. L’attività sportiva è passata in secondo piano, e con il tempo è arrivato anche un significativo aumento di peso.
“Avevo raggiunto i 125 chili – confessa -. Non mi sentivo più bene con me stesso. È stato allora che ho deciso di ricominciare a correre. All’inizio solo per dimagrire, poi è diventata una routine”. La corsa, per Antonio come èer molti altri, è stata una forma di rinascita. Un modo per ritrovare il contatto con il proprio corpo, per riscoprire il piacere della fatica e stare bene.
Da jogger a runner: nasce Project 2
Fino a poco tempo fa, Antonio correva da solo. Sempre lo stesso giro, circa dodici chilometri, senza obiettivi di tempo. “Il mio unico obiettivo era correre – racconta -. Non guardavo il cronometro, non seguivo tabelle. Correvo solo per stare bene”. Eppure, in quel periodo, era riuscito a raggiungere un buon livello: 12 km in poco più di un’ora, con un ritmo vicino ai 5 minuti al chilometro.
Oggi, però, la situazione si è trasformata. Da 75 kg che aveva raggiunto con costanza e fatica, Antonio è arrivato a pesare 90 kg, frutto anche dell’attività fisica intensa legata al football americano, sport che pratica da un anno, oltre alla palestra. “Sono molto più muscoloso, ma anche più pesante – spiega -. Correre con questa massa non è facile. Ma mi piace la sfida”.
Ed è proprio da una chiacchierata con Andrea che nasce l’idea di una nuova sfida: partecipare alla Royal Parks Half Marathon di Londra. “Antonio mi ha chiesto un consiglio per iniziare a correre seriamente – racconta il suo nuovo coach -. Io ho rilanciato: facciamoci una mezza maratona, ma con un obiettivo di tempo. Volevo dargli uno stimolo in più”.
Il progetto prende il nome di Project 2, ispirazione – ironica e motivazionale – all’impresa Breaking 2 di Eliud Kipchoge, il primo uomo a correre una maratona sotto le due ore. “Ovviamente il nostro obiettivo è molto più modesto – spiega Andrea -. Ma per Antonio, correre 21 chilometri sotto le due ore è una sfida vera. E come tutte le vere sfide, merita un vero nome”.
L’obiettivo è chiaro: completare la mezza maratona con un ritmo medio di 5’40” al chilometro. “Non è impossibile. Ma richiede impegno, costanza e soprattutto un cambio di mentalità. Antonio deve passare dall’essere un jogger a diventare un runner”, spiega Andrea.
Il primo test: 3 km a sensazione
Il percorso di preparazione è iniziato ufficialmente il 2 luglio, con un primo allenamento insieme. Dopo una prima fase di riscaldamento, Antonio ha affrontato un test sui 3 km, corso senza GPS, solo a sensazione. “Pensavo e speravo che l’avrebbe gestito bene, invece l’ha gestito ancora meglio di quel che potessi pensare – racconta soddisfatto Andrea -. È partito forte, ha chiuso in progressione. Un test perfetto”.
Il cronometro ha segnato un ritmo medio vicino ai 5 minuti al chilometro. “Non avevo mai corso con questa intensità – confessa Antonio -. È stato faticoso, ma anche stimolante”.
Durante la corsa, Antoni ha ricevuto solo due feedback: uno sulla respirazione, sorprendentemente sotto controllo, motivo per il quale ha poi aumentato un po’ il passo su suggerimento del coach, e uno sulla postura, per le spalle troppo contratte e un braccio un po’ rigido. “Ma è normale – spiega Andrea -. Chi fa palestra tende ad avere una muscolatura più rigida. Ci lavoreremo”.
Un piano su misura, tra fartlek e lunghi progressivi
Il programma di allenamento sarà costruito su misura: tre uscite settimanali, con la possibilità di aggiungere una corsa lenta extra. Niente ripetute classiche, ma variazioni di ritmo, fartlek e lunghi progressivi.
“Voglio che impari a sentire il ritmo, i 5’40” al chilometro obiettivo, a gestire la fatica. Non gli farò fare un lungo da 21 km prima della gara, anche se normalmente di fa. Deve godersi il ventunesimo chilometro quando sarà a Londra”, spiega Andrea. “Oggi ha corso 3 km a 5’00”. Un amatore rodato potrebbe pensare di poter già correre una mezza sotto le due ore, ma al momento per Antonio non è sicuramente un ritmo che potrebbe tenere per ventuno chilometri. Non è ancora pronto, ma ha voglia e questo è ciò che conta”.
Uno degli aspetti più interessanti di Project2 è far scoprire ad Antonio la fatica vera dell’atletica. “Finora ha corso sempre in modo rilassato, senza spingere davvero – spiega Andrea -. Voglio che provi cosa significa correre in gara, con la tensione, l’adrenalina, il pubblico. È un’esperienza completamente diversa da quella che ha fatto fino ad oggi”. E Antonio è pronto. “Mi piace far fatica – conclude Antonio -. Voglio scoprire cosa significa davvero correre una gara, mettermi alla prova. E magari, tagliare quel traguardo sotto le due ore”.
Verso la mezza di Londra, un passo alla volta
Il percorso sarà lungo e impegnativo. “Ci rivedremo tra un mese, dopo le vacanze, per rifare il test e vedere i progressi – conclude anche Andrea -. Antonio ha già dimostrato di avere la testa giusta. Ora deve solo continuare a lavorare.”
La Royal Parks Half Marathon non sarà solo una gara. Sarà il coronamento di un percorso fatto di sudore, determinazione e piccoli grandi traguardi. E, forse, il primo passo verso una nuova vita da runner.