Chi corre abitualmente lo sa bene: il running può essere bellissimo e fonte di grandi soddisfazioni, ma anche tremendo quando capita di infortunarsi o ammalarsi e si è costretti ad un periodo di riposo forzato. Le cause possono essere diverse e altrettanto sono le vie percorribili per rimettersi in sesto.
In alcuni casi la guarigione passa attraverso l’assunzione di farmaci, che possono essere caratterizzati da una chiara indicazione presente sulla confezione: un logo circolare bordato di rosso, tagliato da una striscia dello stesso colore con la scritta DOPING. Una indicazione senza possibilità di interpretazione: nel farmaco in oggetto sono presenti sostanze che sono considerate proibite dagli organismi preposti.
I farmaci della lista WADA
L’errore nel quale incorre spesso il podista amatore è quella di considerare questa indicazione come valida solo per gli atleti professionisti o, restando nella schiera degli amatori, solo per quelli che hanno ambizioni di tempo e classifica in una competizione. Non è così ed è meglio sgombrare da subito qualsiasi tipo di interpretazione errata: l’assunzione di un farmaco che riporta sulla confezione quel tipo di indicazione è doping e vale per qualsiasi atleta che lo assume.
Più in generale, si parla di doping in presenza sostanze da assumere o di metodo di terapia a cui ricorrere a scopo terapeutico che sono inclusi nella Lista WADA (guarda qui).

Questo implica che non si possano assumere questo tipo di farmaci a prescindere? Ovviamente no, perché se sono stati prescritti dal medico curante vuol dire che sono stati considerati necessari per una più facile e veloce ripresa. Ma va tenuto conto che con l’assunzione entrano nell’organismo, con conseguenze dirette sulla prestazione sportiva.
Non è possibile quindi gareggiare assumendo uno di questi farmaci? Sulla carta la risposta non può che essere no, non è possibile gareggiare anche se assunti dietro regolare prescrizione medica. Se si viene estratti per un controllo antidoping al termine di una gara, riscontrata la positività scatterà automaticamente la squalifica. E poco contano il proprio livello e le proprie capacità: essere il più forte degli amatori o il più lento dei tapascioni è ininfluente, si verrà sanzionati.
Se al termine di una gara si viene estratti per un controllo antidoping, non servirà a nulla mostrare la prescizione medica per un farmaco dopante: non è che una giustificazione tardiva dell’ultimo momento (lo stesso varrebbe se fosse stata presentata prima della partenza).
Non si può infine avanzare come giustificazione l’ignoranza delle norme (e proprio per questo motivo abbiamo scritto questo articolo), o ritenere che non si tratti di doping perché il farmaco in oggetto è stato prescritto in una terapia da un medico. La legge, anche in questo caso, non ammette ignoranza e di fronte ad essa tutti gli sportivi sono considerati uguali.
È possibile gareggiare pur avendo assunto farmaci dopanti? Si, grazie alla TUE
Detto questo, è però possibile gareggiare anche se si è assunto un farmaco dopante, a condizione di seguire una procedura ben precisa e ricevere il nullaosta.
Il regolamento sportivo prevede che si debba presentare la documentazione necessaria a NADO Italia: si tratta del TUE (International Standard for Therapeutic Use Exemptions), sigla che identifica una serie di documenti che permettono all’ente preposto di valutare la specifica condizione medica legata all’assunzione di un farmaco dopante e, nel caso, prescrivere una esenzione con la quale sarà possibile gareggiare.
Nota bene: presentare una domanda TUE non implica automaticamente di ricevere l’esenzione.

La domanda TUE (scaricabile qui), deve comprendere:
- il modulo TUE, compilato in maniera leggibile in ogni sua parte e firmato dall’atleta e dal medico;
- la certificazione medica con descrizione del quadro clinico, comprensiva dei risultati di tutti gli
esami effettuati e delle indagini di laboratorio eseguite a sostegno della diagnosi; - eventuali copie dei referti originali e delle relazioni specialistiche;
- eventuale cartella clinica;
- la dichiarazione del medico a sostegno dell’inefficacia di trattamenti farmacologici con sostanze
o metodi non proibiti ai sensi della Lista WADA; - copia del certificato di idoneità all’attività agonistica, oppure certificato di attività non agonistica
ove previsto per la disciplina sportiva praticata.
Ai fini della concessione del TUE, devono essere soddisfatti tutti i seguenti criteri (cfr. art. 4.2, ISTUE):
- la sostanza o il metodo proibiti devono essere necessari per trattare la condizione clinica diagnosticata sulla base di accertamenti;
- l’uso terapeutico della sostanza o del metodo proibiti non deve produrre un miglioramento della prestazione sportiva oltre al ripristino della condizione fisiologica dell’atleta;
- l’assunzione della sostanza proibita o il ricorso al metodo proibito devono essere previsti per il trattamento della condizione medica, non esistendo una ragionevole alternativa terapeutica con sostanze o metodi non proibiti;
- la necessità di utilizzare la sostanza o il metodo proibiti non deve essere la conseguenza, in tutto o in parte, di un precedente uso (senza TUE) di una sostanza o metodo proibiti al momento dell’assunzione o somministrazione.
Come presentare la domanda TUE: tempi diversi in base al tipo di atleta
Le tempistiche di presentazione di una domanda TUE sono diverse in base alla tipologia di atleta, con una distinzione netta tra atleta di livello nazionale o internazionale oppure di livello ricreazionale: quest’ultimo identifica di fatto la stragrande maggioranza degli amatori appassionati.
Se l’atleta è di livello nazionale, la domanda di TUE deve essere presentata a NADO Italia prima di iniziare la terapia farmacologica e, comunque, non appena si presenti la necessità, qualora si verifichino circostanze eccezionali di condizione clinica acuta o di emergenza.
Come si identifica un atleta di livello nazionale? La definizione adottata da NADO Italia indica che è di livello nazionale “un atleta inserito nel registro RTP nazionale; atleti inseriti nel Club Olimpico (che ricevono finanziamenti dal movimento sportivo); un atleta che attualmente o negli ultimi sei (6) mesi ha rappresentato l’Italia a livello senior; un atleta che è stato selezionato per rappresentare l’Italia in Eventi o Competizioni Internazionali, non classificati come atleta di livello internazionale dalla Federazione Internazionale di riferimento” (cfr. Codice Sportivo Antidoping – Appendice 1, Definizioni).
Se l’atleta è di livello internazionale deve, invece, rispettare la procedura in materia approvata dalla Federazione
Internazionale di riferimento. In questo caso ci si riferisce ad atleti non italiani che corrono in Italia, oppure ad atleti italiani che gareggiano in competizioni estere.

Se l’atleta è di livello ricreazionale (amatore) deve presentare una domanda di TUE almeno 30 giorni prima della data della competizione a cui intende partecipare. Ma ha anche il diritto di richiedere una TUE retroattiva, dopo un eventuale controllo antidoping disposto da NADO Italia o da altra Organizzazione Antidoping. Vediamo questo caso un po’ più nel dettaglio.
La domanda TUE retroattiva per l’atleta ricreazionale (amatore)
L’atleta ricreazionale, come detto, può presentare una TUE retroattiva ai sensi dell’art. 4.1 e 4.3 dell’ISTUE: in ogni caso devono essere soddisfatti i requisiti di cui all’art. 4.2 dell’ISTUE. In particolare, è possibile presentare una domanda di TUE con validità retroattiva nei seguenti casi:
- se è stato necessario eseguire un trattamento di emergenza o un trattamento urgente;
- se non c’è stato tempo sufficiente, non vi è stata la possibilità o a causa di altre circostanze eccezionali non è stato possibile trasmettere la domanda di TUE prima del controllo antidoping, ovvero la domanda di TUE non è stata trasmessa in tempo utile per ricevere un riscontro prima del controllo antidoping;
- se, sulla base della classificazione degli sport a livello nazionale eseguita da NADO Italia, non è richiesto di presentare preventivamente una domanda di TUE (l’attuale classificazione degli sport a livello nazionale non ha evidenziato discipline per le quali non è possibile presentare la TUE preventivamente);
- se si è un atleta la cui categoria non ricada sotto la giurisdizione di una Federazione sportiva internazionale o di NADO Italia e si è stati sottoposti a controllo antidoping;
- se si è risultati positivi a seguito di un controllo antidoping dopo aver utilizzato fuori competizione una sostanza proibita solo in competizione – ad es. S9, glucocorticoidi.
Ho inoltrato la domanda TUE: cosa succede ora?
Una volta consegnata la documentazione richiesta sarà necessario attendere la risposta di NADO Italia che dovrà pronunciarsi sul concedere o meno l’esenzione e permetterci in questo modo di gareggiare. Una procedura complessa che vuole però tutelare gli atleti stessi da coloro che volessero aggirare le regole cercando un aiuto non concesso.
Questa, è bene rimarcarlo, è l’unica strada percorribile per gareggiare in piena legalità nel momento in cui si segue una terapia con farmaci dopanti. Si può benissimo partecipare ad una gara dopo aver assunto uno di questi farmaci non dicendo nulla, assumendosi il rischio di tutte le ripercussioni sportive e legali che si dovranno affrontare qualora si venga chiamati all’antidoping a fine gara.

Il washout
È evidente a tutti che gli effetti dopanti dell’assunzione di un farmaco proibito abbiano una validità limitata nel tempo. Terminata la terapia prescritta, ci sarà un periodo di tempo nel quale l’organismo presenterà ancora tracce del farmaco, ma queste svaniranno insieme all’effetto dopante. Dopo quanto tempo, quindi, sarà possibile tornare a gareggiare con la certezza che questo effetto sia svanito e non più rilevabile da un controllo antidoping?
Sul sito Nado Italia è riportata la documentazione WADA legata alle differenti topologie di sostanze e trattamenti che sono considerati doping (guarda qui). In particolare è molto interessante, nell’ottica di un runner, la parte sui glucocorticoidi nella cui categoria rientrano tutti i farmaci basati su cortisone utilizzati per trattare fenomeni di infiammazione di articolazioni e tendini oppure per l’asma.
La loro somministrazione è sempre proibita per qualsiasi via iniettiva (orale, buccale/gengivale, sublinguale, rettale o via iniettiva) solo nel periodo in competizione, cioè dalle 23:59 del giorno precedente la gara alla quale vii deve partecipare.
Dopo quanti giorni questa tipologia di farmaci completa il periodo di washout? Dipende dal farmaco e dal tipo di somministrazione, come possiamo vedere dalla tabella riportata di seguito.

Nel caso dei glucocorticosteroidi assunti per via orale o per iniziezione locale, salvo alcune eccezioni, il peridodo indicato è di tre giorni, trascorsi i quali non è certo che la loro presenza nell’organismo non possa ancora venir rilevata.
Una via prudenziale di approccio che si può suggerire è quella di estendere i periodi qui indicati: nel caso dei tre giorni per assunzione per via orale di glucocorticosteroidi, come avviene ad esempio con una terapia in pastiglie di cortisone, attendere sette giorni dal termine della terapia prima di partecipare ad una competizione è un lasso di tempo di ragionevole certezza che permette di non incorrere in problematiche con l’eventuale antidoping.

Questo schema di sintesi fornisce una indicazione pratica di quando presentare la domanda di TUE in base al periodo nel quale ci si trova (in competizione, fuori competizione durante il periodo di washout e fuori competizione prima del periodo di washout). Un runner che si sta preparando ad una gara e che deve sottoporsi ad una terapia con farmaci dopanti non dovrà presentare una TUE se tra il termine della terapia e la gara prevista trascorra un tempo che è almeno pari a quello di washout della tabella precedente. Il nostro consiglio è comunque quello di estendere per prudenza questo tempo, soprattutto se già ridotto a pochi giorni.
Cosa deve fare il runner amatore per evitare problematiche di doping
Cosa fare quindi per evitare problemi per possibili controlli antidoping? La risposta più semplice e scontata è quella di evitare l’assunzione di farmaci che rientrino nella lista dei prodotti dopanti. Spesso però questo non è possibile, in quanto vengono prescritti per curare problematiche e patologie. Il podista appassionato deve mettere al primo posto la propria salute, seguendo le terapie che sono state prescritte, seguendo le indicazioni del medico qualora non vi siano alternative farmacologiche non dopanti per la cura della propria patologia.
È possibile gareggiare durante il periodo di assunzione di farmaci dopanti? Si, presentando il TUE e ricevendo l’autorizzazione a farlo. Non seguendo questo percorso si è passibili di squalifica qualora la positività venga rilevata ad un controllo antidoping. Poco importa quanto si corra veloci o lenti: le norme valgono per tutti e sono molto chiare.
Il caso pratico, che vede coinvolto il podista “tipo”, è quello di colui che sta seguendo una terapia farmacologica per problemi di infiammazione o respiratori. In questo caso, la scelta di buon senso e pratica è quella di scegliere di sospendere la partecipazione alle gare, sia per dare modo di meglio guarire dalla problematica fisica, sia per evitare qualsiasi tipo di problema legato all’antidoping. Oltre a non dover presentare una domanda TUE, con il rischio che possa non essere accolta positivamente.
I tempi di washout, cioè i giorni richiesti per poter tornare alle competizioni senza il rischio di una positività al doping, sono complessivamente ridotti per la maggior parte delle modalità di assunzione e dei farmaci. Vale la pena saltare una gara e portare pazienza, anche per curarsi al meglio, piuttosto che cadere nelle maglie di un’analisi antidoping che potrebbe portare a spiecevoli conseguenze.