Il mondo del podismo (e non solo) è stato scosso da una doppia tragedia che, a distanza di pochi giorni, ha colpito due runner veneti appartenenti allo stesso team sportivo. Anna Zilio, 39 anni, e Alberto Zordan, 48, sono morti nel sonno, in circostanze simili e a meno di tre settimane l’uno dall’altra. Entrambi correvano per il Team Km Sport di Verona, una realtà amatoriale molto attiva nel panorama delle gare su strada e trail running.
Il 13 ottobre, Anna è stata trovata senza vita nella sua abitazione a Verona. Il 2 novembre, è toccato ad Alberto, deceduto nella sua casa di Sovizzo, in provincia di Vicenza. Due decessi improvvisi, senza apparenti segnali premonitori, che hanno lasciato sgomenti familiari, amici e l’intera comunità sportiva.
Chi erano Anna e Alberto: passione, disciplina e sport
Anna Zilio era una figura molto conosciuta nel circuito delle maratone amatoriali. Laureata in giurisprudenza, aveva esercitato la professione di avvocato prima di dedicarsi completamente alla sua passione per lo sport. Lavorava nel negozio Km Sport di Verona, dove era anche un punto di riferimento per i clienti e i compagni di squadra. Aveva ottenuto risultati importanti, come il secondo posto alla Verona Marathon del 2022 e l’ottavo alla Venezia Marathon del 2016. Solo pochi giorni prima della sua morte aveva partecipato alla StrArzignano, una 10 km competitiva.
Alberto Zordan, grafico di professione, era un runner disciplinato e appassionato. Dopo aver fondato una propria azienda, lavorava come responsabile logistica per Agrolab Group Italia. Aveva iniziato a correre circa dieci anni fa, passando da Atletica Vicentina a Vicenza Marathon, fino ad approdare nel 2019 al Team Km Sport. Si stava preparando per la Maratona di Valencia del 7 dicembre e sognava di correre a New York nel 2026, per festeggiare i suoi 50 anni.
Entrambi erano descritti come atleti scrupolosi, attenti all’alimentazione, privi di vizi, seguiti da medici sportivi e in apparente perfetta salute.
Le indagini: autopsie, esami tossicologici e fascicoli aperti
Le Procure di Verona e Vicenza hanno aperto due fascicoli d’indagine, al momento senza indagati. Sono state disposte autopsie su entrambi i corpi, accompagnate da esami tossicologici e istologici. Nel caso di Zordan è stato effettuato anche il prelievo degli organi. I certificati medici dei due atleti sono stati sequestrati, e si attendono i risultati delle analisi per chiarire le cause dei decessi.
Secondo quanto riferito dal procuratore di Verona, Raffaele Tito, non ci sono ancora evidenze che indichino una causa precisa. Le morti restano, per ora, inspiegabili. L’ipotesi più probabile, almeno per Zordan, è quella di un arresto cardiaco improvviso durante il sonno. Ma le coincidenze temporali e il fatto che entrambi appartenessero allo stesso team hanno spinto le autorità a non escludere alcuna pista.
L’”ombra del doping” ipotizzata da alcune testate giornalistiche e le ipotesi più discusse
Tra le ipotesi ventilate, quella del doping è stata la più discussa. Alcune testate, come Il Messaggero e Open, hanno parlato apertamente di “ombra del doping”, ipotizzando che i due atleti potessero aver assunto sostanze illecite per migliorare le prestazioni. Tuttavia, chi li conosceva bene tende a escludere questa possibilità.
Un altro elemento che ha alimentato i sospetti è il fatto che entrambi fossero seguiti dallo stesso allenatore, Dario Meneghini, ex atleta e figura molto nota nel mondo del running veneto. Tuttavia, non ci sono elementi che colleghino direttamente l’allenatore ai decessi.
Alcuni utenti sui social hanno anche ipotizzato un possibile legame con i vaccini anti-Covid, ma nessuna fonte ufficiale ha confermato questa pista, che resta priva di fondamento scientifico e non supportata da dati.
Il dolore del Team Km Sport e della comunità
Il Team Km Sport è una realtà amatoriale che riunisce circa 700 tesserati tra runner, ciclisti e triatleti. Non è una squadra professionistica, ma un gruppo affiatato di appassionati che condividono allenamenti, gare e sogni. La morte di due membri così rappresentativi ha lasciato un vuoto enorme. Sui social, i compagni di squadra hanno scritto: “Ciao Anna, eri una colonna portante della nostra squadra. In questo momento non troviamo le parole per esprimere il vuoto che lasci”.
Anche per Alberto, il cordoglio è stato unanime. L’amico Paolo Fongaro lo ha ricordato così: “Lo chiamavo il samurai, perché affrontava la vita come un guerriero. Non si lamentava mai, vedeva ogni sconfitta come un punto di partenza”.
Quando si saprà la verità?
I risultati delle autopsie non sono ancora stati resi pubblici. Le Procure stanno analizzando i campioni biologici e i dati clinici per cercare di capire se ci siano anomalie cardiache, tracce di sostanze tossiche o patologie pregresse non diagnosticate. Potrebbero volerci ancora alcune settimane per avere un quadro completo.
Nel frattempo, i funerali di Anna si sono già svolti a Verona, mentre quelli di Alberto si sono tenuti oggi a Sovizzo. Alla memoria di Anna sarà dedicato un premio speciale alla prossima edizione della Verona Marathon.
La morte improvvisa di due atleti amatoriali, giovani e in salute, ha sollevato parecchi interrogativi anche sul sistema dei controlli medici nello sport dilettantistico. In Italia, gli atleti tesserati devono sottoporsi a visite mediche periodiche, ma spesso non vengono effettuati esami approfonditi come veri ECG sotto sforzo o ecocardiografie. Le morti improvvise tra sportivi non sono frequenti, ma nemmeno rarissime: si stima un caso ogni 50.000 atleti sotto i 35 anni ogni anno.

