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Allenamenti e tecnica

Correre una maratona come lunghissimo: una strategia vincente o un rischio troppo alto?

Il lunghissimo è l’allenamento che più si avvicina alla distanza della maratona. Analizziamo vantaggi, rischi, alternative e consigli pratici per correrlo in gara.
Andrea SoffientiniBy Andrea Soffientini16 Ottobre 2025
Rebecca Lonedo e Andrea Soffientini alla maratona di Amburgo
Rebecca Lonedo e Andrea Soffientini alla maratona di Amburgo
Riassumi con ChatGPT

La preparazione per una maratona è un percorso complesso, fatto di chilometri, sudore, pianificazione e strategia. Tra gli allenamenti fondamentali che vengono affrontati, il “lunghissimo” occupa un posto centrale. E sempre più runner si chiedono: ha senso correre una maratona intera come lunghissimo (cioè come allenamento e non come gara obiettivo)? La risposta non è semplice e dipende da molti fattori. In questo articolo approfondiamo vantaggi, rischi, alternative e consigli pratici per affrontare questa scelta con consapevolezza.

Il lunghissimo: cuore della preparazione maratoneta

Il lunghissimo è l’allenamento che più si avvicina alla distanza della maratona. Serve ad abituare il corpo alla fatica prolungata, a testare la resistenza muscolare e mentale, e a simulare le condizioni della gara. Solitamente si corre tra i 30 e i 38 km, ma gli atleti più esperti possono arrivare anche a 40 o 42 km e, nel caso dei top runner, andare anche oltre.

Correre una maratona vera e propria come lunghissimo significa sfruttare un evento ufficiale per allenarsi. Non si punta al tempo, né al risultato, ma si utilizza la gara come contesto ideale per testare ogni dettaglio della preparazione. Una scelta che può sembrare insolita, ma che offre numerosi vantaggi, se affrontata nel modo giusto. Vediamoli…

1. Simulare la gara: un vantaggio strategico

Uno dei principali benefici di correre una maratona come lunghissimo è la possibilità di simulare in modo realistico la giornata della gara obiettivo. Dall’orario di sveglia (1) alla colazione (2), dal riscaldamento (3) all’ingresso in griglia (4), ogni fase può essere testata e ottimizzata.

Molti runner, soprattutto alle prime esperienze, sottovalutano l’importanza della routine pre-gara. Capire quanto tempo serve per digerire la colazione, quando iniziare il riscaldamento, come gestire l’attesa in griglia, sono dettagli che possono fare la differenza. Correre una maratona come lunghissimo permette di vivere queste fasi in modo autentico, riducendo l’incertezza il giorno della gara vera.

2. La gestione dei rifornimenti: un’arte da affinare

Durante una maratona, la gestione dei gel energetici e dell’idratazione è cruciale. Non basta sapere quando prenderli: bisogna saperli aprire, assumerli senza fastidi, accompagnarli con acqua e gestire eventuali problemi gastrointestinali.

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Correre una maratona come lunghissimo consente di testare tutto questo in condizioni realistiche. Si impara a portare i gel, a prenderli con anticipo rispetto ai ristori, a dosarli correttamente e a capire quali prodotti funzionano meglio per il proprio corpo. Un’esperienza che difficilmente si può replicare in allenamento.

3. Il vestiario: provare per non sbagliare

Anche l’abbigliamento da gara merita attenzione. Canotte, pantaloncini, calze, scarpe: ogni elemento può influenzare la prestazione. Sfregamenti, abrasioni, fastidi legati al trasporto dei gel sono problemi comuni che possono rovinare una gara.

Correre una maratona come lunghissimo permette di testare il vestiario in condizioni simili a quelle della gara obiettivo. Si può verificare la tenuta termica, la comodità, la presenza di irritazioni e fare le modifiche necessarie. Meglio scoprirlo tre settimane prima che il giorno della gara.

4. Percorsi chiusi e ristori organizzati: un contesto ideale

Allenarsi su percorsi chiusi al traffico, con ristori ogni 5 km, è un lusso che solo le gare ufficiali offrono. In allenamento, spesso si è costretti a correre su strade aperte, a lasciare borracce lungo il percorso o a gestire l’idratazione in modo artigianale.

La maratona come lunghissimo offre un contesto ideale per concentrarsi solo sulla corsa. Nessuna preoccupazione logistica, nessun rischio legato al traffico, solo chilometri da macinare con il supporto dell’organizzazione.

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5. La maratona come prova mentale

Oltre all’aspetto fisico, la maratona è una sfida mentale. Resistere alla fatica, gestire i momenti di crisi, mantenere la concentrazione: tutto questo si allena anche durante il lunghissimo.

Correre una maratona come lunghissimo permette di affrontare la componente mentale in modo diretto. Si impara a gestire la tensione, a resistere alla tentazione di spingere troppo, a mantenere il ritmo stabilito. Un allenamento prezioso per il giorno della gara obiettivo.

La pianificazione del lunghissimo

Inserire una maratona come lunghissimo nella preparazione richiede una pianificazione attenta. Il momento ideale è circa tre settimane prima della gara obiettivo. In questo modo, si ha tempo sufficiente per recuperare e per continuare gli allenamenti senza sovraccaricare il corpo.

Correre troppo vicino alla gara può compromettere il recupero. Farlo troppo lontano può ridurre l’efficacia dell’allenamento. Il tempismo è fondamentale per sfruttare al meglio questa strategia.

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Il ritmo gara: un errore da non comettere

Uno degli errori più comuni è correre la maratona come lunghissimo a ritmo gara. L’adrenalina, il pettorale, l’atmosfera spingono a dare il massimo, ma questo può essere controproducente.

Il consiglio è di correre 15–20 secondi al chilometro più lentamente rispetto al ritmo gara. In questo modo, si riduce il carico fisico e si preserva il recupero. Mantenere il ritmo stabilito è una prova di disciplina e consapevolezza.

Le alternative del lunghissimo in gara: soluzioni ibride da valutare

Per chi non se la sente di correre tutta la maratona, esistono alternative. Alcuni atleti scelgono di fare un riscaldamento iniziale più lungo e poi affrontare la gara a ritmo controllato. Altri corrono fino alla distanza prevista per il lunghissimo e poi camminano fino al traguardo, oppure si ritirano prima della fine.

Queste soluzioni possono funzionare, ma richiedono una pianificazione meticolosa. Il rischio è di compromettere il recupero o di vivere un’esperienza mentale negativa. Inoltre, non tutti gli atleti sono in grado di gestire il distacco emotivo dal traguardo.

A chi è consigliata questa strategia?

Correre una maratona come lunghissimo non è per tutti. È una scelta che si adatta meglio ad atleti con una certa esperienza sulla distanza, che abbiano già completato più maratone e conoscano bene le proprie reazioni fisiche e mentali.

Anche chi ha un background solido e ha già affrontato lunghissimi da 40–42 km in allenamento può trarre beneficio da questa strategia. Per questi runner, la maratona diventa un’occasione per affinare dettagli, testare strategie e consolidare la preparazione.

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Valutare il lunghissimo: il recupero come indicatore

Una volta completata la maratona, è importante analizzare in modo oggettivo la prestazione. Se si arriva al traguardo esausti, con crampi o difficoltà eccessive, è probabile che il ritmo fosse troppo elevato o che il corpo non fosse pronto per quel carico.

Il recupero nei giorni successivi è un altro indicatore fondamentale. Se il lunedì e il martedì si fatica a correre o si avverte una stanchezza eccessiva, è segno che l’impegno è stato troppo intenso. In questi casi, è consigliabile dedicare una settimana allo scarico e riprendere gradualmente gli allenamenti.

Il rischio del “mezzo pasticcio”: quando la strategia si complica

Una delle insidie di questa pratica è la tentazione di trasformare il lunghissimo in una gara vera e propria. L’atmosfera, il pubblico, il pettorale: tutto spinge a dare il massimo. Ma se l’obiettivo è allenarsi, bisogna resistere alla tentazione.

Correre troppo forte, non rispettare i ritmi o voler a tutti i costi arrivare al traguardo può compromettere il recupero e mettere a rischio la gara obiettivo. Anche le soluzioni ibride, come camminare gli ultimi chilometri o ritirarsi, devono essere gestite con attenzione per evitare di trasformare l’allenamento in un’esperienza frustrante.

L’esperienza: un valore che va oltre il cronometro

Per molti runner, correre una maratona come lunghissimo è anche un modo per vivere l’esperienza della gara senza la pressione del risultato. Si corre per il piacere, per la medaglia, per l’atmosfera. Un approccio che può arricchire la preparazione e dare motivazione.

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Tuttavia, è importante non confondere l’esperienza con l’allenamento. Se l’obiettivo è prepararsi per una maratona, ogni scelta deve essere funzionale a quel traguardo. L’esperienza va vissuta, ma con consapevolezza.

Lunghissimo in gara: una scelta da fare con intelligenza

Correre una maratona come lunghissimo è una strategia che può offrire grandi vantaggi, ma che richiede esperienza, pianificazione e disciplina. I benefici sono reali: simulazione della gara, gestione dei rifornimenti, test del vestiario, allenamento mentale. Ma i rischi non mancano, soprattutto se si sottovaluta l’impegno richiesto.

Questa pratica è consigliata a chi ha già una buona base, conosce la distanza e sa gestire il proprio corpo e la propria mente. Per tutti gli altri, meglio optare per lunghissimi tradizionali, magari accompagnati da simulazioni parziali, ma meno stressanti.

In definitiva, come in ogni aspetto della preparazione atletica, la chiave è la personalizzazione. Ogni atleta è diverso, e ciò che funziona per uno potrebbe non funzionare per un altro. L’importante è ascoltare il proprio corpo, rispettare i tempi di recupero e non perdere mai di vista l’obiettivo finale: arrivare alla maratona obiettivo nelle migliori condizioni possibili.

Allenamento Gara lunghissimo Maratona
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Andrea Soffientini
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Allenatore, insegnante e bevitore di birra artigianale e Campari. Amo gli sport in generale in particolare la pallacanestro che ho praticato per anni con scarsissimi risultati. Amo l'atletica leggera in toto perché è uno sport di fatica e sacrifici ma che sono sempre ampiamente ripagati - Misure: altezza 175cm, peso 65kg, scarpe US9,5/EU43/27,5cm. Velocità riferimento sui 10K: 3'00" al km.

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