Fine luglio. Prima di godersi le vacanze per Antonio Giuliano – protagonista di Project 2, scopri tutto qui – è tempo per un test importante con il suo coach, Andrea Soffientini: 8 ripetute da 800 metri in progressione con 200 metri di recupero attivo. Un allenamento classico, utile per valutare la tenuta, la gestione del ritmo e la capacità di progressione.
Andrea lo accompagna correndo al suo fianco, non per dettare il passo, ma per osservare, motivare e raccogliere indicazioni utili per i prossimi mesi. “Il primo 800 deve essere il più lento, l’ultimo il più veloce – spiega -. È un modo per imparare a conoscersi e a gestire la fatica”.
Il risultato è incoraggiante: Antonio rispetta la progressione, chiude gli ultimi 800 in 4’07”, 4’04” e 3’53”, con una media totale di 5’20” al chilometro. Un segnale positivo, soprattutto per chi, come lui, non viene dal mondo del running.
Il valore del supporto mentale
A fine allenamento, Antonio ha condiviso una riflessione importante: “Quando corro da solo faccio più fatica a restare concentrato. Oggi, con Andrea accanto, è stato diverso. Bastano due parole giuste per cambiare tutto”.
La presenza di un compagno, di una guida, non è solo tecnica: è emotiva, motivazionale. Antonio lo sente chiaramente. “Sto imparando tanto, ma ho ancora molto da migliorare. Oggi ho avuto un dolore che di solito mi blocca, ma con due consigli è sparito. Questo mi dà fiducia.”
Andrea lo rassicura: ci sono ancora due mesi e mezzo di preparazione. Il percorso è lungo, ma la direzione è quella giusta. “Ce la facciamo”, dice con convinzione.
Un test da 10 km e le prime difficoltà
Qualche giorno dopo, un nuovo test: 10 km a ritmo medio, chiusi in 5’30” al chilometro. L’obiettivo di Project 2 è di riuscire a correre 21 km a 5’40”, ma Andrea ricorda che c’è tempo. Antonio arriva stanco, ma soddisfatto. Il percorso non era semplice e qualche fastidio fisico si è fatto sentire.
“Il problema è che Antonio non è un ‘runner puro’ – spiega Andrea – viene da altri sport, si porta dietro affaticamenti e piccoli infortuni. Ha preso una storta correndo nei campi, ha dolori muscolari residui. Ma oggi ha corso bene, ha tenuto il ritmo e ha chiuso il test”.
Andrea apre anche una parentesi importante: la gestione dei fastidi. “Chi corre da anni sa distinguere un dolore passeggero da uno serio. Antonio ancora no. Ma imparerà. Oggi ha corso con un fastidio, ma sembrava gestibile”.
Il messaggio è chiaro: ascoltare il corpo è fondamentale. “Se il dolore può peggiorare, non si corre. Se è solo un fastidio, si può provare. Siamo i migliori medici di noi stessi”.
Alimentazione, idratazione e piccoli errori da correggere
Tra i punti critici della preparazione, Andrea individua l’alimentazione e l’idratazione. Antonio ha il vizio di non mangiare prima degli allenamenti o di optare per cibi non proprio ideali per digeribilità, come le focaccine. Durante il test, inoltre, ha chiesto più volte di bere, ma Andrea ha preferito aspettare la fine per non falsare il risultato finale.
Anche l’integrazione sarà da curare: durante la mezza maratona Antonio userà dei gel, da testare prima in allenamento. “Non sono un fan dei gel – dice Andrea – ma per lui potrebbero essere utili. Anche solo come supporto mentale”.
L’evoluzione di un atleta (quasi) per caso
Antonio sta cambiando. “Oggi aveva pantaloncini da pro – scherza Andrea -. Dobbiamo solo cambiare le calze e la maglietta in cotone”. Ma il cambiamento è più profondo: sta diventando un corridore. E con lui, cambia anche la percezione di cosa significhi “essere un runner”.
Sui social, soprattutto su Facebook, non sono mancati i commenti critici: “Ha 27 anni e non corre la mezza sotto le 2 ore?”. Andrea risponde con lucidità: “C’è una percezione distorta. La maggior parte dei runner non corre la mezzo sotto l’ora e trenta. Anzi, tra l’ora e quaranta e le due ore mezza c’è tantissima gente. Antonio è giovane, sì, ma viene da un altro sport e ha bisogno di tempo per adattarsi”.
Antonio racconta il suo percorso. Ha iniziato a correre per migliorare nel football americano, il suo sport principale. “Ho dovuto mettere su tanta massa muscolare, e questo ovviamente appesantisce. Ma ho sempre amato la corsa. Quando ho conosciuto Andrea, gli ho detto: voglio migliorare, voglio correre meglio”.
Il suo obiettivo è migliorare fiato, resistenza e prestazioni. “La corsa deve restare un divertimento. Non voglio che diventi una gara contro il tempo. Voglio che sia funzionale al mio sport, ma anche qualcosa che mi faccia stare bene”.
Un messaggio per tutti: la corsa è inclusiva
Il messaggio finale è chiaro: la corsa è per tutti. Non serve essere super atleti per iniziare. “Anche fare 5 km ogni due giorni è corsa – dice Antonio -. Non è una cosa elitaria. Il nostro obiettivo con questi video è proprio questo: avvicinare più persone possibili alla corsa”.
Andrea chiude con una riflessione: “Se io venissi in palestra con te, non solleverei nemmeno la metà dei tuoi pesi. Ognuno ha il suo percorso. Ma ci toglieremo delle soddisfazioni, ne sono sicuro”.
Antonio partirà per Dublino, dove si godrà le vacanze. “Niente corsa, solo birra,” scherza Andrea. Ma al ritorno, si riparte. Con nuovi test, nuovi allenamenti e, soprattutto, con la voglia di continuare a crescere. Un passo alla volta.