Fino a poco tempo fa, ammetto di aver sempre associato Under Armour principalmente a scarpe da palestra e da fitness, talvolta riadattate al running ma comunque abbastanza secche e orientate a un’utenza entry level.
Dopo aver provato le nuove Under Armour Infinite Elite 2 mi sono dovuto ricredere: è un modello che soddisfa decisamente le esigenze attuali del mondo running.
Con questa new entry, l’azienda statunitense mira a soddisfare i palati dei corridori tipicamente neutri, inclusi quelli con corporatura medio/robusta, proponendo una scarpa ben ammortizzata, comoda e ideale per le corse lente quotidiane.
Battistrada: 6,5
Il battistrada è stato messo alla prova su diverse superfici tra asfalto, terra battuta e strada bianca: devo dire che si è comportato sempre in modo più che soddisfacente, anche in condizioni di pioggia.
La mescola in gomma Thinweb, sviluppata da Under Armour, garantisce buona aderenza, ma desta qualche preoccupazione sul fronte della durata: dopo circa 260 km ho notato un consumo evidente, in particolare nella parte centrale dell’avampiede. Questo potrebbe rappresentare un limite nel lungo periodo.
Intersuola: 7,5
Il cuore della scarpa è la mescola UA HOVR+, costituita da microsfere di schiuma compatta. Il risultato è un’ottima combinazione di morbidezza e reattività, che ho particolarmente apprezzato in un periodo in cui le gambe erano affaticate a causa delle gare. La scarpa riesce a fornire supporto e un pizzico di brillantezza anche quando manca la freschezza.

Il drop è di 8 mm, con uno spessore di 36 mm sul tallone e 28 mm sull’avampiede: nella corsa non si percepiscono differenze nella corsa rispetto ad altri modelli con i classici 10 millimetri di drop.
Tomaia: 8
La tomaia in mesh tecnico UA Intelliknit è leggera, molto traspirante e avvolgente. L’ho testata anche in giornate con temperature superiori a 25°C e si è dimostrata adatta alle temperature più alte, mantenendo il piede sempre ben areato.
Aggiungo con piacere che i dettagli riflettenti aumentano la visibilità durante le uscite serali — un plus non da poco per chi corre dopo il tramonto.
Upper: stringhe, linguetta e tallone: 8
Le stringhe, pur nella loro semplicità, hanno una lunghezza ideale e non ho mai avuto necessità di stop per sistemare o riallacciare le scarpe. Arrivando da un periodo di infiammazione al collo del piede, la linguetta morbida ed imbottita mi ha finalmente risolto grandi fastidi dimostrandosi molto comoda e funzionale.

La conchiglia del tallone è rigida e ben strutturata, ma rivestita in modo morbido. Comodissima la linguetta posteriore che facilita la calzata, particolarmente utile per i più pigri, come il sottoscritto, che non amano allentare le stringhe e allargare le scarpe prima di ogni utilizzo.
Comfort: 8,5
La calzata è standard, ma il comfort è sorprendente. Dopo aver apprezzato le Diadora Nucleo 2, ho ritrovato sensazioni simili. La soletta modellata in 3D si adatta bene al piede, e l’ampia pianta garantisce una calzata stabile e priva di punti di pressione.
Tra Maratona di Milano e 50km di Romagna, gare alle quali ho partecipato nel mese di aprile, ho dovuto correre con i piedi parecchio devastati tra unghie e vesciche, ma la scarpa non mi ha fatto soffrire più di tanto questi inconvenienti del mestiere.

Protezione: 7,5
Si tratta di una scarpa ben strutturata e protettiva, perfetta anche per runner di peso medio-alto. Pur non essendo specificamente pensata per chi ha una leggera pronazione, l’abbondante mescola dell’intersuola, la base di appoggio larga e la conchiglia rigida forniscono un buon livello di stabilità, sufficiente anche per chi non ha un appoggio perfettamente neutro.
Durata massima stimata: 6
L’unico punto debole di questa scarpa potrebbe essere la durabilità. Dopo 260 km, il battistrada mostra segni di usura abbastanza evidenti, specialmente sull’avampiede, mentre l’intersuola è diventata leggermente meno reattiva nella zona interna.
La scarpa dovrebbe arrivare comunque raggiungere una percorrenza media intorno ai 700 km, anche se magari con qualche inestetismo di troppo. Difetto che le fa percepire più cedevoli, soprattutto se confrontata con altri modelli che si presentano quasi intonsi dopo un utilizzo per gli stessi chilometri.

Peso: 6,5
Il peso è consistente, ma è giusto dare merito a Under Armour per aver alleggerito la scarpa di ben 35 grammi rispetto al modello precedente. Con i suoi 290 grammi, le Infinite Elite 2 non sono esattamente una piuma, ma la buona reattività delle stesse riesce in parte a compensare questa caratteristica.
Prezzo ufficiale: 7,5
Under Armour propone la scarpa a 160 euro, ma si può già trovare scontata a cifre decisamente più basse (guarda le migliori offerte nella nostra sezione scarpe). In offerta è una buona occasione da non lasciarsi sfuggire, considerando anche qualche chilometro in meno di utilizzo stimato rispetto alla concorrenza.
Voto finale: 7,3
Le Under Armour Infinite Elite 2 mi hanno piacevolmente sorpreso: le ho trovate scarpe ideali per i lenti quotidiani e le corse di recupero. Le consiglio sia ai runner leggeri che a quelli più pesanti, per tutti i ritmi più tranquilli, indicativamente dai 4’15” al chilometro o più lenti.
Infinite Elite 2 di Under Armour è una scarpa di tipo Neutra pensata per chi corre su strada e cerca una calzatura dedicata alle uscite di tutti i giorni e ai lenti. L'intersuola è in HOVR+ e ha un'...
Nel mio caso, la prova di questo modello è arrivato al momento giusto: provenivo da un periodo intenso di gare che mi avevano provocato vesciche, unghie nere e infiammazioni al collo del piede, e avevo bisogno di un paio di scarpe che fossero in grado di farmi correre ma, allo stesso tempo, anche preservare i miei piedi. Durante questo periodo di test fortunatamente ho risolto buona parte di queste noie, anche grazie alla Infinite Elite 2.
Le caratteristiche confortevoli della scarpa l’hanno resa ai miei occhi un modello dalle proprietà rigeneranti, doti che attribuisco ad un cluster limitato di scarpe tra cui inserisco anche le Hoka Clifton 10 e le Diadora Nucleo 2.