Dopo aver conquistato l’oro nel salto in lungo ai Mondiali di Tokyo, Mattia Furlani non sembra intenzionato a fermarsi. Il giovane talento azzurro, che ha incantato il mondo con la sua eleganza in volo e la potenza in pedana, guarda già oltre. E lo fa con un sorriso che lascia intendere ambizione e consapevolezza: il prossimo obiettivo potrebbe essere la pista, quella dei 100 metri e della staffetta 4×100.
Nell’intervista di Andrea Buongiovanni rilasciata alla Gazzetta dello Sport, Furlani non nasconde il desiderio di mettersi alla prova anche nella velocità pura. “Altroché”, risponde quando gli viene chiesto se gli piacerebbe correre un 100 metri. Sa di avere le qualità, i parametri sono monitorati, ma preferisce non sbilanciarsi troppo. “Non lo dico, perché passerei per spaccone”, ammette con la sincerità di chi conosce il proprio potenziale ma vuole dimostrarlo con i fatti.
Il prossimo anno potrebbe essere quello giusto per vedere Furlani cimentarsi anche nella velocità. Il calendario sarà meno intenso rispetto al 2025. “Qualche finestra potrà aprirsi”, dice lui stesso, lasciando intendere che ci sarà spazio per nuove sfide. E tra queste, la staffetta 4×100 sembra essere una delle più affascinanti.
Furlani non si tira indietro. “Amo mettermi in gioco”, afferma con entusiasmo, citando Carl Lewis come esempio: il leggendario atleta americano, campione sia nel lungo che nella velocità, non si lasciava sfuggire una staffetta. “Anche un lunghista le può fare”, dice Furlani, con la voglia di entrare nel gruppo azzurro e contribuire con la sua esplosività.
Il trionfo di Tokyo ha riportato alla mente la storica finale del 1991, quando Mike Powell superò Carl Lewis con il record mondiale di 8,95 metri. Furlani ha avuto modo di incontrare Powell al Festival dello Sport di Trento nel 2023. “È un mentore, un ispiratore”, racconta, colpito dalla semplicità del campione. E se gli si chiede cosa vorrebbe da quei due miti, risponde: “La struttura fisica di Mike e la leggerezza di Carl”.
Mattia non ha fretta, ma ha le idee chiare. “Mi do sei anni di tempo per avvicinare i primati”, dice con lucidità. Per ora, l’obiettivo realistico è 8,60 metri, ma intanto chiude il 2025 in vetta al ranking mondiale. Un traguardo che lo pone già tra i grandi, anche per precocità: ha superato Carl Lewis in questo, e spera di farlo anche per podi e misure.
Se Carl Lewis era il Figlio del Vento, Mattia Furlani si definisce Spiderman. Un soprannome che racconta la sua agilità, la sua capacità di volare, ma anche il suo spirito giovane e combattivo. E ai suoi rivali manda un messaggio chiaro: “Ho battuto Gayle, ci rivedremo presto. Come con Tentoglou: è un gigante, ma nessuno è un robot”.
Tra gli atleti che ammira, Furlani cita Duplantis, Kerr e la Kambundji. Ma il riferimento più forte resta Marcell Jacobs. “Ci siamo sentiti dopo la mia finale”, rivela, felice che Jacobs farà parte del quartetto della staffetta.
Il messaggio ai giovani, come lui del resto, è importante: “Occorre buttarsi nella mischia, senza paura”. Per Furlani, è una forma di rispetto verso se stessi e il proprio lavoro. E con questa filosofia, il salto verso la velocità sembra solo una naturale evoluzione. Perché quando hai talento e coraggio, ogni pista, ogni strada, può diventare la tua.