“Chi è Francesca?”. Una domanda che in molti hanno posto e poco a poco tutti stanno imparando a conoscerla. Francesca Cappai è un’insegnante di educazione fisica, una donna che ha deciso di trasformare la sua passione per la corsa in una sfida concreta: correre la sua prima maratona. Un obiettivo che non nasce dal nulla, ma da un percorso di crescita, di allenamento e di consapevolezza. Il progetto si chiama “Lady 3:30“, e racchiude in sé un traguardo preciso: completare la maratona di Firenze in 3 ore e 30 minuti.
Ad accompagnarla virtualmente verso il traguardo sarà The Running Club con il supporto di Brooks, ma ad affiancarla c’è Paolo Corsini, compagno di corse e voce narrante di questa avventura. Oltre all’apporto indispensabile di coach Andrea Soffientini, che ha già programmato tutte le tappe che scandiranno il cammino intrapreso da Francesca verso Firenze.
Mezza maratona di Novara: primo test superato
Uno dei momenti chiave delle ultime settimane di preparazione è stata la partecipazione a una mezza maratona a Novara, dove Francesca ha ottenuto un risultato inatteso: 1 ora e 35 minuti e un nuovo personal best. Un tempo che non solo testimonia il progresso atletico, ma anche la capacità di gestire la gara in modo intelligente, correndo in progressione e affrontando con grinta gli ultimi chilometri, quelli dove la fatica si fa sentire di più.
Anche Andrea, suo allenatore, è rimasto piacevolmente sorpreso. Tre minuti di miglioramento non sono banali, soprattutto in una fase di carico. Questo risultato ha dato fiducia e ha permesso di calibrare meglio gli allenamenti successivi.
La settimana successiva alla gara è stata tutt’altro che leggera. Lunedì è stato dedicato al recupero, con 12 km corsi a ritmo lento. Martedì, invece, è arrivato un allenamento più impegnativo: 30 minuti lenti seguiti da 20 minuti a ritmo sostenuto. Francesca ha corso più veloce del previsto, dimostrando una buona condizione nonostante la fatica accumulata.
Mercoledì è tornata a correre da sola, un momento di introspezione e concentrazione. Giovedì, invece, è stato il giorno della pista: 3×3000 metri con recupero attivo (seguila qui su Strava!). Un lavoro pensato per simulare lo stress della maratona, dove il ritmo aumenta con il passare dei chilometri. Francesca ha corso più veloce del ritmo previsto, segno che la forma sta crescendo e che il corpo risponde bene agli stimoli.
La stanchezza come parte del processo
Durante la chiacchierata con Paolo (guarda il video), Francesca non nasconde la fatica. Le gambe sono “croccanti”, il divano diventa una tentazione, e la sensazione di stanchezza è costante. Ma è una stanchezza funzionale, parte integrante del processo di preparazione. “Meglio adesso che dopo”, confessa Francesca, consapevole che il carico di lavoro è ancora alto, ma che presto arriverà il momento del tapering, quando si taglieranno i volumi per ritrovare brillantezza.
Questa fase è cruciale. È il momento in cui il corpo si adatta, si rinforza, si prepara a dare il massimo. E anche se la brillantezza sembra svanita, è solo temporanea. La maratona è una gara di resistenza, e la preparazione deve insegnare a correre anche quando si è stanchi, anche quando le gambe non rispondono come vorremmo.
Gare brevi per il piacere di correre
Nell’ultimo weekend, poi, Francesca ha partecipato a una gara di 10 km, una “garetta” come la definisce lei, che ha corso con entusiasmo e che l’ha vista arrivare seconda assoluta con un tempo di 43’30”. Una gara non fondamentale per la preparazione, ma importante per il morale. “Corro perché mi piace”, dice Francesca, ricordando che anche nella fatica, la corsa deve restare un piacere.
Questa scelta, apparentemente fuori programma, è in realtà molto significativa. Inserire una gara breve in una preparazione lunga come quella per una maratona può sembrare poco utile dal punto di vista tecnico, ma è fondamentale dal punto di vista mentale. Correre con il gruppo, vivere l’atmosfera della gara, sentire l’adrenalina e la soddisfazione di un buon risultato sono elementi che alimentano la motivazione e rendono il percorso più umano, più vivo.
La varietà delle scarpe: un cambio di prospettiva
Un altro elemento chiave della preparazione è stato l’utilizzo di scarpe diverse per ogni tipo di allenamento. Per i lenti, Francesca usa le Glycerin Max, comode e confortevoli. Per i lavori su strada, le Hyperion Max 3, fascianti e reattive. E per le gare, le Elite 5 in carbonio, leggere e performanti.
Questo approccio, nuovo per Francesca, ha migliorato la qualità degli allenamenti e la sensazione durante la corsa. Ogni scarpa ha una funzione specifica: protezione, reattività, velocità. E imparare a usarle nel modo giusto è parte della crescita dell’atleta. “Aiuta tantissimo il cambio della scarpa”, racconta Francesca, sottolineando come anche il materiale possa influenzare la prestazione.
Verso Firenze, un passo alla volta
La maratona di Firenze si avvicina. Mancano circa cinque settimane di carico, con una mezza maratona imminente e un lungo di 34-36 km in programma. Francesca è consapevole che la strada è ancora lunga, ma i progressi sono evidenti. Il progetto Lady 3:30 non è solo una sfida cronometrica, è un viaggio di trasformazione, fisica e mentale, che racconta la bellezza della corsa e della determinazione.
Il percorso è fatto di sacrifici, di giorni in cui le gambe non vogliono saperne, di allenamenti sotto il sole o la pioggia, di dubbi e di paure. Ma è anche fatto di sorrisi, di soddisfazioni, di traguardi raggiunti e di nuove consapevolezze. Francesca sta imparando a conoscere se stessa, a gestire il proprio corpo, a superare i limiti. E lo sta facendo con passione, con intelligenza, con il supporto di chi crede in lei.