Nel cuore del circuito di Nardò, in Puglia, si è svolta una delle gare più ambiziose mai organizzate da Adidas: Chasing 100, l’evento Adidas che ha riunito cinque tra i migliori ultramaratoneti del mondo con l’obiettivo di correre 100 chilometri in meno di sei ore. A riuscirci è stato il sudafricano Sibusiso Kubheka, che ha fermato il cronometro a 5h59’20”, battendo il precedente record mondiale di Aleksandr Sorokin di ben sei minuti.
Ma dietro questa impresa non c’è solo il talento dell’atleta. C’è anche un lavoro di innovazione tecnologica e design che ha portato alla creazione di una scarpa rivoluzionaria: la Adizero Evo Prime X. Progettata per massimizzare la velocità e l’efficienza biomeccanica, è il frutto di mesi di sviluppo, test e collaborazione tra ingegneri, designer e gli stessi atleti.

Abbiamo parlato con Harry Miles, Director of Footwear Innovation di Adidas, per capire cosa c’è dietro questo progetto e come si costruisce una scarpa pensata per superare ogni limite.
Adizero Evo Prime X: intervista esclusiva a Harry Miles, Director Footwear Innovation, Adidas
Qual è stata l’ispirazione dietro la creazione delle Adizero Evo Prime X?
“Con le Adizero Evo Prime X, la nostra ambizione principale era la velocità. Volevamo spingere i confini della performance creando una scarpa che non solo integrasse le più recenti innovazioni orientate alla velocità, ma che fosse anche personalizzata per ogni atleta. Una scarpa che li aiutasse, concretamente, a scrivere la storia”.
Come è nata l’idea di progettare una scarpa esclusivamente per le ultra distanze?
“Correre 100 km è una delle prove più dure che si possano affrontare. Volevamo costruire qualcosa che fosse all’altezza di questa sfida. Le Evo Prime X sono il risultato di anni di ricerca e co-creazione con i nostri atleti nei laboratori. Abbiamo effettuato innumerevoli test, raccolto feedback e perfezionato ogni dettaglio per offrire agli ultramaratoneti ciò di cui hanno bisogno per mantenere la velocità su una distanza così estrema. Non volevamo una scarpa da gara generica, ma uno strumento ingegneristico focalizzato sulle esigenze specifiche dell’ultrarunning”.

La tecnologia Ultracharge è pensata solo per eventi speciali o sarà integrata nei modelli futuri?
“Ultracharge è una tecnologia pensata per dare un vantaggio agli atleti d’élite nel giorno della gara. Le scarpe sono state inserite in una camera pressurizzata alcuni giorni prima della gara. Questo processo ha aumentato la reattività della schiuma nella suola, rendendo la scarpa più “viva” sotto il piede. È una tecnologia che abbiamo sviluppato negli ultimi due anni e che ha dimostrato di fare la differenza. A lungo termine, puntiamo a svilupparla ulteriormente e renderla disponibile a un pubblico più ampio”.
Ogni scarpa è stata personalizzata per l’atleta: come funziona questo processo?
“Tutto parte dalla comprensione del runner: come si muove, la sua biomeccanica, la fisiologia e cosa accade al suo corpo durante le ultra distanze. In cinque mesi, abbiamo organizzato tre training camp nel nostro quartier generale di Herzogenaurach, dove abbiamo perfezionato i prototipi per ciascun atleta, garantendo massima performance, comfort e resistenza. L’altezza dello stack della suola, ad esempio, è stata calibrata in base alle forze generate da ciascun atleta, per trovare il giusto equilibrio tra ammortizzazione e reattività. Anche gli elementi di irrigidimento e la suola, progettata generativamente, sono stati adattati al loro stile di corsa e al tipo di appoggio”.

Che ruolo hanno avuto gli atleti nello sviluppo?
“Sono stati al centro di tutto. Hanno contribuito a modellare la scarpa fin dalle prime fasi. Nei tre camp si è raccolta una grande quantità di dati nel nostro laboratorio: mappature cinematiche, pressioni, economia di corsa. Abbiamo iterato costantemente sulla base dei loro feedback in allenamento. Questo scambio continuo è ciò che ha reso le Evo Prime X ciò che sono”.
Quanto ha influito il feedback di Kubheka, Sorokin e degli altri sul design finale?
“Il loro contributo è stato fondamentale. Parliamo di alcuni dei migliori atleti di endurance al mondo, capaci di percepire e descrivere anche minime variazioni in ritorno di energia, stabilità o grip. Ogni ciclo di test ci ha spinto a migliorare ulteriormente il prodotto. Le Evo Prime X viste alla Chasing 100 sono il risultato diretto di questa stretta collaborazione”.
Le Evo Prime X non sono approvate per le competizioni ufficiali: pensate di renderle conformi in futuro o resteranno un modello sperimentale per sfide estreme come Chasing 100?
“Una versione standardizzata della scarpa utilizzata in gara sarà disponibile entro la fine dell’anno, in quantità limitate, per i runner più ambiziosi”.

Le caratteristiche tecniche di Adizero Evo Prime X, la super scarpa che ha superato i limiti dell’ultra
Le Adizero Evo Prime X sono un concentrato di tecnologia e leggerezza. Il peso è di soli 136 grammi nella taglia di riferimento Adidas, US8. Ha un’altezza al tallone di 50 mm e 44 mm sull’avampiede, con un drop di 6 mm.
L’intersuola è composta da schiuma Lightstrike Pro Evo e utilizza una struttura curva che stabilizza il piede. La tomaia è in mesh sottilissimo per garantire leggerezza e traspirabilità. Inoltre, gli EnergyRods 2.0 sono stati eliminati e sostituiti con un anello in fibra di carbonio e una nuova geometria interna che offre maggiore stabilità senza sacrificare la reattività.
Ogni elemento è stato pensato per migliorare l’economia di corsa e ridurre lo sforzo muscolare.