In collaborazione con Compex
Tra le articolazioni del corpo umano, l’anca occupa un ruolo di assoluto rilievo: è complessa nella sua struttura e, allo stesso tempo, sottoposta a sollecitazioni continue, soprattutto durante la corsa. Non sorprende, quindi, che molti podisti lamentino dolori o fastidi in questa zona, spesso senza riuscire a individuarne con precisione la causa. Il problema, infatti, non è sempre dove lo percepiamo.
Il dolore è un segnale, ma non sempre indica il punto d’origine. Un ginocchio che fa male, per esempio, potrebbe non essere il vero responsabile del disagio. In molti casi, la radice del problema si trova più in alto, a livello dell’anca o del bacino, dove squilibri muscolari o alterazioni posturali possono generare conseguenze a catena.
La biomeccanica della gamba funziona come un ingranaggio perfetto, una catena in cui ogni elemento è collegato agli altri. Quando uno di questi anelli si indebolisce o perde armonia, l’intero sistema ne risente. Ecco perché, nel mondo della corsa, è fondamentale considerare il corpo come un insieme integrato, dove ogni movimento influenza il successivo. Ignorare questa connessione significa esporsi a infortuni e dolori che, nel tempo, possono compromettere la passione per la corsa.
I muscoli protagonisti: flessori ed estensori
Per comprendere davvero le problematiche che possono colpire l’anca, è necessario partire dai protagonisti assoluti del suo movimento: i muscoli. Questa articolazione, infatti, non agisce da sola, ma è governata da gruppi muscolari che lavorano in sinergia per garantire stabilità e fluidità durante la corsa. I principali sono i flessori – tra cui spiccano ileopsoas, retto femorale e sartorio – e gli estensori, rappresentati dai glutei nelle loro tre componenti: grande, medio e piccolo.
Questi muscoli non si limitano a consentire il movimento dell’anca, ma svolgono un ruolo cruciale nella stabilizzazione del bacino, soprattutto nella fase di appoggio e spinta tipica della corsa. È proprio questa funzione di equilibrio che, se compromessa, può generare squilibri e dolori che si propagano lungo tutta la catena cinetica.
Il caso dell’ileopsoas: un muscolo nascosto ma fondamentale
Tra i flessori, l’ileopsoas merita un’attenzione particolare. Si tratta di un muscolo profondo, situato in una zona difficilmente raggiungibile con tecniche manuali, il che rende complesso intervenire direttamente su di esso. La sua posizione interna e il ruolo che svolge lo rendono un elemento chiave per la salute dell’anca, ma anche una possibile fonte di problemi per chi corre.
Durante la corsa, l’ileopsoas tende ad accorciarsi a causa del gesto ripetuto, e questo fenomeno può provocare un’anteversione del bacino, alterando la postura e creando squilibri che si ripercuotono su tutta la catena muscolare. Non si tratta di un semplice fastidio: un muscolo troppo corto può influenzare la biomeccanica generale, riducendo l’efficienza del movimento e aumentando il rischio di infortuni.

Perché il rinforzo non basta
Molti runner sono convinti che il rinforzo muscolare sia la chiave per risolvere ogni problema legato alla corsa. È un’idea diffusa, ma non del tutto corretta. La realtà è più complessa: non basta rendere i muscoli forti, occorre anche mantenerli elastici e funzionali.
Quando si lavora esclusivamente in modalità concentrica – cioè accorciando il muscolo durante l’esercizio – si ottiene sì un aumento della forza, ma a scapito della lunghezza. Il risultato? Muscoli potenti ma corti, che non rispondono alle esigenze della corsa, dove servono fibre resistenti, forti e soprattutto lunghe.
Prendiamo il caso dell’ileopsoas, uno dei muscoli più importanti per la flessione dell’anca. Se questo muscolo si accorcia eccessivamente, il bacino tende ad andare in anteversione, alterando la postura e creando squilibri che si ripercuotono su tutta la catena cinetica. Per evitare questo, il lavoro deve essere bilanciato: non solo esercizi di rinforzo, ma anche di allungamento mirato.
Mantenere l’ileopsoas lungo e flessibile è fondamentale per favorire il lavoro dei glutei, i veri motori della spinta in avanti e della stabilizzazione del bacino. Solo così si può garantire un gesto di corsa fluido, efficiente e sicuro, riducendo il rischio di infortuni e migliorando la performance.
Il ruolo degli antagonisti e del core
Quando un muscolo è troppo contratto, spesso il suo antagonista è debole. Nel caso dell’ileopsoas, i glutei e gli ischiocrurali sono i principali antagonisti e, non a caso, risultano spesso carenti nei podisti. Rinforzarli è essenziale per prevenire squilibri e dolori. A questo si aggiunge il ruolo degli addominali: un core forte favorisce la retroversione del bacino e contribuisce alla stabilità durante la corsa. Non è un dettaglio estetico, ma una necessità funzionale.

Tecnologia e terapia: l’elettrostimolazione con Compex
Nella gestione delle problematiche dell’anca, la tecnologia può diventare un alleato prezioso. Se l’ileopsoas, per la sua posizione profonda, è difficilmente trattabile con tecniche manuali, i glutei offrono invece maggiori possibilità di intervento. Ed è proprio qui che entra in gioco l’elettrostimolazione con Compex, uno strumento sempre più utilizzato da fisioterapisti e atleti per migliorare la funzionalità muscolare.
L’elettrostimolatore consente di agire in modo mirato, sciogliendo contratture profonde come quelle del piriforme, un muscolo spesso responsabile di fastidi e squilibri nella zona glutea. Grazie agli impulsi elettrici, è possibile raggiungere fibre muscolari difficili da trattare manualmente, favorendo il rilassamento e il riequilibrio della muscolatura.
Ma l’elettrostimolazione non si limita alla fase di decontrazione: può essere integrata con esercizi dinamici come squat e affondi, creando un lavoro sinergico che potenzia i benefici. Questa combinazione permette non solo di rinforzare i glutei, ma anche di migliorare la stabilità del bacino, elemento chiave per una corsa fluida e sicura.
Un approccio che unisce tecnologia e allenamento tradizionale, con risultati significativi sia in termini di prevenzione degli infortuni sia di performance. Anche per il runner, la tecnologia non deve essere solo un optional, ma uno strumento strategico per correre meglio e più a lungo.

