La notte della sfida più attesa, Chasing 100, si è trasformata in mattino mentre veniva infranto il record del mondo sulla distanza dei 100 chilometri su strada. Sibusiso Kubheka è diventato l’ultramaratoneta più veloce di sempre. L’atleta sudafricano ha completato gli otto giri da 12,5 km del circuito di Nardò, in Puglia, in 5 ore, 59 minuti e 20 secondi (media 3’36” /km), abbattendo per la prima volta il muro delle sei ore e riscrivendo così la storia dell’ultra maratona.
Cinque partenti, un solo vincitore
Erano in cinque sulla linea di partenza, ma solo uno ha tagliato il traguardo sotto il limite. Il nome più atteso era quello di Aleksandr Sorokin, 43 anni, lituano, detentore del record mondiale ufficiale sui 100 km con un tempo di 6 ore, 5 minuti e 35 secondi. Sorokin, considerato il più grande ultra runner di sempre, puntava a diventare il primo uomo a scendere sotto le sei ore. Ma il primato è andato a Sibusiso Kubheka, 27 anni, sudafricano nato ad Amersfoort, nella provincia di Mpumalanga. Specialista delle lunghe distanze su strada, fa parte del team d’élite dello Xcel Running Club, una delle realtà più attive dell’atletica sudafricana. Kubheka ha dimostrato talento in diverse discipline, dai 10 km alla mezza maratona, ma è nelle ultramaratone che ha lasciato il segno, come dimostra il suo tempo di 2 ore, 42 minuti e 56 secondi nella 50 km Nedbank Runfied Breaking Barriers.
Gli altri protagonisti della sfida
Oltre a Sorokin e Kubheka, alla partenza di Chasing 100 c’erano anche il giapponese Jo Fukuda, terzo alla maratona internazionale di Fukuoka e protagonista alla Comrades Marathon di 89,9 km con un tempo di 5 ore e 31 minuti. L’etiope Ketema Negasa, ex detentore del record mondiale sui 50 km con 2 ore, 42 minuti e 7 secondi. E infine Charlie Lawrence, statunitense, che ha stabilito il record mondiale sulle 50 miglia (80 km) con un tempo di 4 ore, 48 minuti e 21 secondi.

La gara: un viaggio nel silenzio
Chasing 100 è iniziata pochi minuti dopo la mezzanotte del 26 agosto. I cinque atleti sono stati accolti da una notte buia e silenziosa, illuminata solo da una Mercedes Classe G elettrica come apripista e da un drone che proiettava un fascio di luce sulla strada dall’alto. Poi, solo il suono del loro passo, preciso e potente. Ecco nel dettaglio gli incredibili passaggi di Kubheka:
1° giro – 12,5 km: 44’43” (3’35”/km)
2° giro – 25 km: 1h29’28” (3’35”/km)
3° giro – 37,5 km: 2h14’08” (3’35”/km)
4° giro – 50 km: 2h58’57” (3’35”/km)
5° giro – 62,5 km: 3h43’51” (3’35”/km)
6° giro – 75 km: 4h28’38” (3’35”/km)
7° giro – 87,5 km: 5h14’09” (3’35”/km)
8° giro – 100 km: 5h59’20” (3’36”/km)
“Sono estremamente orgoglioso della mia prestazione di oggi – ha dichiarato Kubheka al termine della gara -. Riuscire a battere questo record e diventare il primo atleta a correre 100 chilometri in meno di sei ore è stato tutt’altro che semplice. Ma grazie alla collaborazione, alla fiducia e alle tecnologie su misura messe a disposizione da Adidas, ci siamo riusciti. Quando si uniscono i migliori atleti, una preparazione accurata e l’innovazione sportiva, tutto diventa possibile”.
Kubheka ha migliorato il record ufficiale di Aleksandr Sorokin sui 100 chilometri su strada di ben 6 minuti e 15 secondi. Ma non è stato l’unico a superare il precedente limite: anche Charlie Lawrence e lo stesso Sorokin hanno corso più velocemente rispetto al vecchio record. Lawrence ha chiuso la gara in 6 ore, 3 minuti e 47 secondi, mentre Sorokin ha tagliato il traguardo in 6 ore, 4 minuti e 10 secondi, dimostrando ancora una volta la sua incredibile costanza e classe.

Tecnologia e innovazione al servizio del record
Kubheka ha compiuto ciò che nessuno aveva mai osato tentare, anche grazie alle tecnologie messe a disposizione da Adidas.
Protagonista assoluta la Adizero Evo Prime X, una scarpa da ultramaratona progettata appositamente per questa sfida, con un’intersuola superiore ai 50 mm, derivata dai modelli Adizero Evo 2 e Adizero Prime X 3. Ogni componente, dall’intersuola ultra-reattiva alla tomaia, è stato pensato per ottimizzare l’economia di corsa e aiutare gli atleti a raggiungere i propri limiti. Frutto di test approfonditi, feedback e continui perfezionamenti tra atleti ed esperti di prodotto, ogni paio è stato personalizzato in base alle caratteristiche biomeccaniche del singolo corridore. L’altezza della suola è stata calibrata in funzione delle forze generate da ciascun atleta, garantendo un’ammortizzazione reattiva ideale, mentre la struttura di irrigidimento è stata realizzata con materiali specifici per supportare la biomeccanica individuale.
A rendere ancora più performanti queste scarpe è intervenuta la nuova tecnologia Ultracharge, sviluppata da Adidas dopo anni di ricerca. Cinque giorni prima della gara, le scarpe sono state sottoposte a un processo di pressurizzazione: bolle d’aria sono state inserite negli spazi vuoti della schiuma dell’intersuola, aumentando la pressione interna e migliorando sensibilmente il ritorno di energia. Un’innovazione che ha contribuito in modo decisivo alla prestazione di Kubheka.
Un progetto curato nei minimi dettagli
Ma l’attenzione al dettaglio non si è fermata alle scarpe. È stata anche una dimostrazione di quanto la tecnologia e l’innovazione possano influenzare le prestazioni sportive ai massimi livelli. Adidas ha curato ogni dettaglio dell’evento, a partire dalla scelta del luogo: ancora una volta l’Italia, dopo il celebre tentativo di Nike a Monza con Eliud Kipchoge. Il circuito del Technical Center di Nardò, con la sua conformazione circolare, piatta e velocissima, si è rivelato perfetto per tentare un record così ambizioso. Anche le condizioni climatiche sono state studiate con precisione: una temperatura notturna compresa tra i 20 e i 22 gradi ha contribuito a creare un ambiente favorevole per gli atleti.
Prima della gara (soprattutto per combattere l’alto livello di umidità) gli atleti hanno utilizzato un sistema avanzato di regolazione termica, basato sulla tecnologia Climacool. La combinazione di un gilet refrigerante con ghiaccio e una giacca isolante, indossata durante il riscaldamento, ha permesso di abbassare la temperatura corporea e la frequenza cardiaca nella fase iniziale della gara, migliorando la resistenza complessiva. Durante la corsa, poi, ogni atleta ha indossato uno speciale scaldacollo refrigerante, progettato da Adidas per questa impresa e modellato ergonomicamente sulle arterie e vene principali, per garantire il massimo raffreddamento. Lo scaldacollo veniva sostituito e rinfrescato a intervalli regolari, contribuendo a mantenere costante la temperatura corporea.

Anche l’abbigliamento tecnico ha giocato un ruolo fondamentale. La canotta Clima 3D, realizzata con la nuova tecnologia Climacool 3D, è composta da un materiale goffrato innovativo, mappato sulle zone del corpo con maggiore produzione di sudore e contatto con la pelle. Questo ha permesso un flusso d’aria più efficace, un’evaporazione accelerata e un raffreddamento migliorato. A completare l’outfit, la calzamaglia corta (i classici “ciclisti” da running) TechFit, dotata di fasce di rinforzo posizionate strategicamente in base alla conformazione corporea di ciascun atleta. Queste fasce stabilizzano i fianchi e supportano l’economia della corsa, migliorando le prestazioni sotto sforzo (tecnologie che saranno disponibili per tutti a partire dal 2026).
“Chasing 100 rappresenta la nostra profonda ambizione di andare sempre più veloci – ha dichiarato Alasdhair Willis, Chief Creative Officer di Adidas -. È l’occasione per esplorare ciò che è possibile quando lavoriamo con intensità, superiamo nuovi confini nel design e sperimentiamo soluzioni innovative in termini di calzature e abbigliamento. La prestazione storica di Kubheka, un risultato mai nemmeno sfiorato da nessun altro, è un traguardo straordinario di cui siamo immensamente orgogliosi. È la dimostrazione concreta di quanto possa essere potente la combinazione tra l’innovazione di adidas e il talento atletico ai massimi livelli, capace di spingere sempre più avanti i limiti delle capacità umane”.

Con il successo di Kubheka, Adidas ha segnato un nuovo capitolo nella storia della corsa su lunga distanza. Anche se il record di Chasing 100 non sarà omologato ufficialmente in quanto realizzato con l’ausilio di tecnologie non approvate da World Athletics (parliamo delle Adizero Evo Prime X, ma anche del percorso che non è chiaro se sia stato misurato ufficialmente o meno), il risultato resta straordinario. E apre la strada a nuove sfide, a nuovi atleti e a nuove tecnologie.