Preparare una maratona non è semplicemente allenarsi per correre 42 chilometri e 195 metri: è un vero e proprio viaggio, fatto di tempo, costanza e una buona dose di disciplina mentale e fisica. Ogni runner che si avvicina a questa sfida sa che la preparazione è lunga e impegnativa e che ogni seduta di allenamento ha un ruolo preciso. Tra tutte, ce n’è una che suscita più timori e discussioni: il lunghissimo. Considerato da molti il pilastro della preparazione, il lunghissimo è visto come la prova generale prima della gara, il momento in cui si mette alla prova la resistenza e la strategia.
Ma cosa succede se, per un imprevisto, non riesci a correrlo? È davvero la fine del mondo? Oppure esistono alternative e persino vantaggi nel saltare questa seduta così temuta? In questo articolo analizzeremo nel dettaglio cos’è il lunghissimo, perché viene considerato così importante, cosa fare se non lo hai corso e, soprattutto, quali possono essere i benefici inattesi di questa scelta. Perché sì, a volte non tutto il male viene per nuocere, e anche un imprevisto può trasformarsi in un’opportunità.
Cos’è il lunghissimo
Il lunghissimo è considerato da molti runner il cuore della preparazione alla maratona. Si tratta di una seduta di corsa particolarmente impegnativa, che si colloca nelle ultime settimane prima della gara e che ha lo scopo di portare il corpo e la mente a confrontarsi con la fatica prolungata. Generalmente, questa sessione varia dai 30 ai 38 chilometri, percorsi a ritmo controllato, e rappresenta una sorta di prova generale per il giorno della maratona.
Il suo obiettivo non è solo accumulare chilometri, ma simulare le condizioni reali della gara: capire come reagisce il corpo dopo ore di corsa, testare la strategia di alimentazione e idratazione, e verificare se il ritmo previsto è sostenibile. Non è un allenamento qualunque: richiede tempo, energie e una pianificazione precisa. Per questo motivo, viene programmato di solito tra la quarta e la terza settimana prima della gara, in modo da lasciare spazio al recupero e alla fase di scarico.
Per molti runner, il lunghissimo è un momento cruciale, quasi un rito di passaggio. Completare questa seduta dà sicurezza, aumenta la fiducia e fa sentire più pronti ad affrontare i 42 chilometri. Tuttavia, come vedremo, non è l’unico fattore determinante per il successo in maratona.
Perché si usa correre il lunghissimo in maratona
Il motivo principale per cui il lunghissimo viene ritenuto un allenamento fondamentale nella preparazione alla maratona è legato all’adattamento fisiologico. Correre per oltre trenta chilometri consente al corpo di abituarsi a uno sforzo prolungato, rinforzando muscoli e articolazioni e preparando il sistema energetico a gestire una distanza impegnativa. Non si tratta solo di un lavoro fisico: il lunghissimo è anche un allenamento mentale, perché insegna a gestire la fatica e i momenti di crisi che inevitabilmente si presenteranno durante la gara.
Questa seduta è inoltre l’occasione ideale per testare la strategia di gara, provando l’assunzione di gel, sali minerali e acqua, e verificando come reagisce l’organismo. Un altro aspetto cruciale è la simulazione del ritmo maratona: correre per diverse ore a un passo controllato permette di capire se il ritmo scelto è sostenibile fino al traguardo.
In sintesi, il lunghissimo prepara il corpo e la mente alla sfida dei quarantadue chilometri, ma non è privo di rischi. Se affrontato senza la giusta preparazione, può causare infortuni, sovraccarichi e una stanchezza eccessiva che compromette le ultime settimane di allenamento.
Non ho potuto correre il lunghissimo: mi devo preoccupare?
È una domanda che tormenta molti runner quando, per motivi di salute, impegni personali o semplicemente maltempo, non riescono a completare il lunghissimo. La risposta è rassicurante: non è la fine del mondo. Certo, il lunghissimo è un tassello importante nella preparazione, ma non è l’unico elemento che determina il successo in maratona.
Se hai seguito il programma con costanza, accumulando chilometri e allenamenti di qualità, il tuo corpo è comunque pronto ad affrontare la gara. Saltare una singola seduta non compromette mesi di lavoro ben fatto. Anzi, in alcuni casi può persino trasformarsi in un vantaggio, perché riduce il rischio di arrivare alla partenza affaticati o con piccoli infortuni che potrebbero compromettere la performance.
Benefici di saltare il lunghissimo
Può sembrare paradossale, ma non correre il lunghissimo può avere vantaggi inattesi. Il primo beneficio riguarda la riduzione del rischio di infortuni. Il lunghissimo è un allenamento molto stressante per muscoli, tendini e articolazioni, soprattutto quando si affronta a poche settimane dalla gara. Saltarlo significa evitare sovraccarichi che potrebbero trasformarsi in problemi seri, compromettendo la possibilità di arrivare al traguardo. Meglio presentarsi alla partenza sani e integri piuttosto che rischiare di compromettere tutto per una singola seduta.
Un altro aspetto positivo è la maggiore freschezza il giorno della gara. Correre trenta o trentacinque chilometri richiede diversi giorni di recupero, e questo può influire sulla fase di scarico. Se decidi di non fare il lunghissimo, il tuo corpo sarà più riposato e reattivo, soprattutto se utilizzi quel tempo per allenamenti più brevi e rigeneranti. Questa condizione di freschezza può tradursi in una performance migliore, perché arriverai alla maratona con più energie.
Infine, non va sottovalutato il fattore mentale. Il lunghissimo è impegnativo anche dal punto di vista psicologico: affrontare ore di corsa può generare ansia e pressione. Non doverlo fare riduce lo stress e ti permette di arrivare alla gara più sereno e motivato, con la mente libera e pronta ad affrontare la sfida.
Rischi di saltare il lunghissimo
Se saltare il lunghissimo non è necessariamente un disastro, è anche importante però essere consapevoli dei possibili rischi. Il primo riguarda la mancanza di adattamento alla distanza. Il lunghissimo serve a preparare il corpo e la mente a sostenere uno sforzo prolungato, e non affrontarlo può rendere più difficile gestire le ultime fasi della maratona, quando la fatica diventa predominante. Senza questa esperienza, il rischio è di arrivare al trentesimo chilometro con una sensazione di incertezza e di non sapere come reagirà il corpo.
Un altro aspetto critico è la gestione della strategia di gara. Il lunghissimo è il momento in cui si testano alimentazione e idratazione, provando gel, sali minerali e acqua in condizioni simili alla gara. Saltarlo significa arrivare alla maratona senza aver verificato come il corpo risponde a questi integratori, con il pericolo di incorrere in problemi digestivi o cali energetici.
Infine, c’è il fattore mentale. Il lunghissimo non è solo un allenamento fisico, ma anche psicologico: affrontare trenta o più chilometri prima della gara dà sicurezza e riduce l’ansia. Non farlo può generare dubbi e timori, soprattutto per chi affronta la prima maratona. Tuttavia, questi rischi non sono insormontabili: con una preparazione costante e strategie mirate, è possibile compensare la mancanza del lunghissimo e arrivare comunque pronti alla linea di partenza.
Cosa fare fino alla fine del programma
Saltare il lunghissimo non significa interrompere gli allenamenti. Al contrario, le ultime settimane sono decisive per consolidare la forma e arrivare alla gara nelle migliori condizioni. La prima regola è mantenere la frequenza delle sedute, rispettando il programma di scarico. È utile inserire corse di media distanza, tra i dodici e i diciotto chilometri, a ritmo controllato, per preservare la resistenza senza affaticare troppo il corpo.
Un altro aspetto fondamentale è lavorare sulla qualità. In questa fase, gli allenamenti di ritmo gara e le brevi ripetute sono preziosi per affinare la velocità e la capacità di gestire il passo. Sono meno stressanti di un lunghissimo, ma molto efficaci per migliorare la condizione generale.
Non bisogna trascurare il recupero. Il tempo guadagnato evitando il lunghissimo può essere investito in stretching, esercizi di mobilità e soprattutto in un sonno di qualità. Il recupero è ciò che permette di arrivare freschi e reattivi alla linea di partenza.
Infine, è importante simulare la strategia di gara. Anche senza il lunghissimo, puoi testare gel e integratori durante allenamenti medi, così da sentirti sicuro il giorno della maratona. Questo ti darà la tranquillità di sapere come reagisce il tuo corpo e ti aiuterà a gestire meglio ogni fase della corsa.
Il lunghissimo è un allenamento importante, ma non è un dogma. Saltarlo non significa compromettere la gara, soprattutto se hai seguito il programma con costanza. Anzi, in alcuni casi può essere una scelta che ti permette di arrivare più fresco e motivato. La maratona non si vince con un singolo allenamento, ma con mesi di lavoro intelligente. Ricorda: ascolta il tuo corpo, rispetta i tempi di recupero e affronta la gara con fiducia. Il vero obiettivo non è solo tagliare il traguardo, ma godersi ogni chilometro di quel viaggio.

