Cloudsurfer Max è la nuova proposta del brand svizzero On, pensata per chi cerca una scarpa da corsa quotidiana capace di offrire protezione, ammortizzazione e una buona dose di versatilità. Nonostante il nome “Max” possa far pensare a una scarpa iper-ammortizzata, le sue caratteristiche tecniche raccontano una storia diversa. Dopo oltre 150 chilometri di test su asfalto e sterrato, sotto il sole estivo e in condizioni impegnative, è tempo di analizzare nel dettaglio se questa scarpa riesce davvero a mantenere le promesse.
Il primo aspetto da chiarire è il posizionamento della Cloudsurfer Max. Il nome potrebbe suggerire una scarpa dalle quote generose, ma in realtà si colloca in una fascia intermedia. Con 37 mm di altezza al tallone e 31 mm all’avampiede, per un drop di 6 mm, non raggiunge le dimensioni tipiche delle maxi shoes. Le misure sono simili a quelle della Cloudeclipse, ma l’approccio è differente: niente piastra e niente rigidità.
La Cloudsurfer Max è stata messa alla prova in condizioni estive estreme: caldo torrido, umidità marina e percorsi misti tra asfalto e sterrato duro. Un contesto ideale per valutare la traspirabilità della tomaia, la tenuta del battistrada e la risposta dell’intersuola. Il test ha incluso corse lente, sessioni più dinamiche con variazioni di ritmo e qualche progressivo. Quasi 160 chilometri, sufficienti per farsi un’idea chiara delle sue prestazioni.
Battistrada: 6
Il battistrada della Cloudsurfer Max è completamente ricoperto da uno spesso strato di gomma, tra i 2 e i 3 mm, che garantisce una buona durata nel tempo. Il consumo, dopo tutti i chilometri percorsi, è visibile ma nulla di preoccupante.
Il grip si è dimostrato efficace su diverse superfici, mostrando qualche limite su sterrato fine e “pista bianca”. Tuttavia, il caratteristico canale centrale, pensato per alleggerire la scarpa, si è rivelato una trappola per sassolini, soprattutto nella zona del tallone. Un dettaglio che, pur non compromettendo la corsa, può risultare fastidioso.

Intersuola: 7
Il cuore della scarpa è l’intersuola in Helion, la mescola proprietaria di On. Non si tratta della versione premium utilizzata nei modelli da gara come la Cloudboom Eco 3, ma di una variante più classica e compatta.
L’ammortizzazione è affidata alla tecnologia CloudTec Phase, con elementi ovali disposti lungo la direzione della corsa. Questi variano in forma e dimensione a seconda della zona del piede, offrendo una transizione fluida e una protezione progressiva. La sensazione non è quella di un appoggio morbido e soffice, ma piuttosto di una piattaforma solida e stabile, capace di assorbire gli impatti con efficacia.

Tomaia: 7,5
La tomaia in mesh tecnico a doppio strato ha superato brillantemente il test estivo. La parte interna è più fitta, mentre quella esterna è più aperta e traspirante. Anche in giornate molto calde, la scarpa ha mantenuto una buona ventilazione, evitando surriscaldamenti.
La vestibilità è ampia, soprattutto in lunghezza, e il consiglio è di mantenere la propria taglia abituale. La linguetta, sottile e in mesh, ricorda quella dei modelli racing e si è dimostrata comoda e funzionale.
Upper : 5,5
Il sistema di allacciatura è forse l’aspetto meno riuscito della Cloudsurfer Max. Al posto dei classici occhielli, On ha optato per dei passanti in nylon che non permettono una regolazione uniforme. Durante la corsa, la tomaia tende ad allargarsi verso l’avampiede e i lacci, piatti e leggermente elasticizzati, mostrano una fastidiosa tendenza a slacciarsi, soprattutto quando bagnati.

La conchiglia del tallone, invece, è ben costruita: morbida, avvolgente e non invasiva, offre un buon supporto senza creare pressioni.
Peso: 5
Con i suoi 305 grammi (taglia US 9,5), la Cloudsurfer Max risulta più pesante rispetto alla media delle daily trainer, che si attestano intorno ai 270-280 grammi. In mano si percepisce questa differenza, anche se in corsa il peso non è eccessivamente penalizzante. È una scarpa che strizza l’occhio a runner più pesanti, per i quali il peso diventa meno rilevante.
Comfort: 6,5
La calzata è ampia e comoda, grazie alle generose imbottiture. Tuttavia, l’intersuola soda smorza parzialmente il comfort generale, offrendo un appoggio meno morbido del previsto.

Protezione e stabilità: 7,5
La stabilità, invece, è uno dei punti di forza: la scarpa ha una buona impronta a terra e si comporta bene anche con runner che presentano una lieve pronazione. La protezione dagli impatti è efficace, rendendola adatta a corse di recupero e a usi prolungati.
Durata: 7
Dopo oltre 150 chilometri, la Cloudsurfer Max ha mostrato una buona resistenza. Il battistrada è solo lievemente consumato e la tomaia è praticamente intatta. L’unico segno del tempo è il distacco della guardia in gomma sulla punta, probabilmente dovuto a un uso poco attento. In generale, la scarpa promette una lunga vita utile, anche per runner più pesanti.

Rapporto qualità/prezzo: 5
Il prezzo è di 190 euro, una cifra che appare elevata considerando le caratteristiche tecniche. Non è una vera maxi shoe, non ha una mescola premium e il sistema di allacciatura presenta dei limiti. La costruzione è solida e la versatilità è indubbia, ma il mercato offre alternative più competitive a parità di prezzo o anche inferiori.
Voto finale: 6,3
La On Cloudsurfer Max è una daily trainer versatile e protettiva, pensata per le corse lente e per chi cerca stabilità e comfort. È adatta a runner di ogni tipo, dai più leggeri ai più pesanti, e si presta bene anche a lavori in progressione o a variazioni di ritmo. Non è la scarpa ideale per ripetute o gare, ma può tranquillamente essere utilizzata come unico modello da allenamento per chi corre a ritmi più tranquilli.
Il suo pregio più grande è l’accessibilità: è una scarpa che “segue la corsa” e che riesce a offrire una buona esperienza in diverse situazioni. Tuttavia, il peso elevato, il sistema di allacciatura poco efficace e il prezzo alto ne limitano il potenziale. Se On decidesse di rivedere il prezzo, potrebbe diventare una scelta molto più interessante per un pubblico ampio.
Una scarpa ben costruita, versatile e stabile, ma con margini di miglioramento. Buona per chi cerca protezione e affidabilità, meno per chi punta alla leggerezza e alla reattività.